Ricostruire un anno complesso come il 1968, cercando una connessione con il presente, questo l’obiettivo dell’incontro “Non sarà più come prima” organizzato dal gruppo d’ateneo Radici dei Diritti, che si è tenuto online venerdì 11 dicembre, introdotto da Roberto Leone, docente dell’Ateneo e membro del gruppo. Sono stati numerosi sia i partecipanti che gli ospiti, molti dei quali hanno vissuto il ‘68 e hanno cercato di evidenziare i cambiamenti che ha comportato.
Donata Gottardi, prorettrice vicaria d’ateneo, ha portato i saluti del Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini e ha sottolineato come l’occasione fosse “una bellissima iniziativa che fa tornare a periodi particolarmente intensi e significativi, di cui si parla troppo poco”. Roberto Leone ha poi sottolineato come il ruolo del gruppo Radici dei Diritti sia quello di “mettere in comunicazione il corpo docente e la comunità studentesca, universitaria e non”.
Il docente ha lasciato poi la parola al primo ospite, Davide Pampanin, regista del video “I ragazzi veronesi del ‘68” prodotto in collaborazione con l’associazione Documenta, l’Associazione veronese di documentazione, studio e ricerca IVRES, l’Istituto veronese per la storia della Resistenza e l’età contemporanea IVrR e rEsistenze. Il cortometraggio attraverso interviste a persone che hanno vissuto il ’68 e di registrazioni d’archivio, ha cercato di far rivivere i momenti salienti di un periodo storico molto intenso.
Un ulteriore approfondimento sul video è venuto da Nadia Olivieri, membro di IVrR e moderatrice della successiva tavola rotonda, che ha sottolineato come il progetto fosse inizialmente più ampio in quanto “l’idea era quella di raccontare com’era la Verona negli anni ’60, la differenza delle scuole e degli istituti prima del movimento studentesco e com’è cambiato poi il rapporto con la città”.
Le affermazioni di Olivieri sono state il punto di partenza del dibattito che ha coinvolto Alberto de Bernardi, docente di Storia contemporanea e globale all’università di Bologna, e Maria Teresa Sega, studiosa dei movimenti femminili in anni recenti e presidente di rEsistenze.
“Il ’68 fu una grande presa di coscienza collettiva, una rivolta morale contro le ingiustizie con la consapevolezza di essere parte integrante di una generazione mondiale” commenta Bernardi. Questa condizione – eccezionale – di riconoscimento dei problemi si è tradotta, secondo il docente, in una domanda di libertà e liberazione prima all’interno di istituzioni circoscritte – come famiglia, scuola e chiesa – poi nei confronti del più ampio potere politico, il quale “ha risposto in maniera violenta, con esiti spesso tragici e drammatici”.
Sega ha concluso la conferenza, sottolineando come il video proiettato sia stato “un lavoro che restituisce la dimensione singolare e plurale e comune della memoria”. I problemi delle fonti orali, secondo la studiosa, sono legati alla perdita di memoria, ma anche all’impossibilità di narrare “un’esperienza radicale, intensa ed eccezionale, percepita da molti come incomunicabile a chi non l’ha vissuta”. Nel merito del suo lavoro, inoltre, un’attenzione particolare deve essere rivolta alle donne partigiane, che devono essere raccontate “non in termini riduttivi, identificandole in un semplice ruolo di supporto, ma trovare categorie interpretative adatte”.