Buona la prima per “Lo spettacolo dal vivo: il Covid-19 e dopo”. L’incontro, tenutosi mercoledì 27 gennaio, è stato presentata da Nicola Pasqualicchio, docente di Discipline dello spettacolo, che ha ricordato l’avvio del nuovo master in Management dello spettacolo e il successo del master in Regia d’opera, promosso dal Consorzio Verona Accademia per l’Opera, cui partecipa l’ateneo. Durante l’incontro è stata analizzata, alla luce dell’emergenza sanitaria, la situazione attuale e le possibili evoluzioni del settore della musica e del teatro in quanto, come ha sottolineato il docente, “non si può non partire da un ragionamento sugli avvenimenti attuali e sulle prospettive future”.
La parola è poi passata a Marco Vinco, direttore di Verona Accademia per l’Opera, che ha evidenziato la stretta sinergia e interrelazione tra i due master. L’ateneo veronese fa, infatti, parte del Consorzio, a sottolineare come il contatto tra l’università e il territorio sia fondamentale per la formazione e la professionalizzazione dei futuri addetti del settore. Il Consorzio – nato nel 2008 su iniziativa del Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca – ha sede a Verona in virtù della sua fama come città della musica e capitale dell’opera lirica. “Il master è il fiore all’occhiello della nostra istituzione perché unicum europeo”, ha spiegato Vinco “ogni anno partecipano studentesse e studenti internazionali e professionisti illustri formano il corpo docenti”. A seguito di lezioni teoriche e pratiche – queste ultime attualmente garantite in presenza – il corso offre stage nei teatri più prestigiosi a livello nazionale ed europeo.
“Il teatro è uno spazio laico di cultura che rappresenta la comunità nella città e nel territorio”, ha ricordato Barbara Minghetti, già presidente di AsLiCo, l’Associazione lirico concertistica italiana, e direttrice dello scorso Macerata Opera Festival. “Il teatro è relazione”, ha continuato Minghetti, sottolineando come attualmente sia necessario dare risalto ai professionisti della comunicazione per recuperare il rapporto con la comunità e con il territorio che in questo periodo è andato perduto. A riguardo è funzionale “abolire la gerarchizzazione e unire le visioni” degli addetti ai lavori, che operano in ambiti diversi, ma che sono uniti da una programmazione comune.
“Nel momento in cui non lavoriamo si muore e muore anche la relazione con il pubblico costruita negli anni”, ha ripreso Massimo Ongaro, responsabile organizzativo degli spettacoli dal vivo della Biennale di Venezia e dal 2014 direttore del Teatro Stabile del Veneto. Il Teatro Stabile è una struttura che nasce nel 1992 come teatro di produzione di prosa e che ha come soci fondatori la regione del Veneto e i comuni di Padova e Venezia. A seguito della chiusura totale a febbraio 2020 “abbiamo virato sull’online e sullo streaming”, ha continuato Ongaro, “considerando una nuova prospettiva, difficile in un mondo che per certi versi è conservatore, che ci ha portato a determinare un approccio diverso ai linguaggi dello spettacolo e a produrre materiali nuovi e aggiornati, uscendo dai nostri schemi”. Ciò che il Teatro Stabile si propone di fare è sfruttare il contenuto digitale per promuovere, accompagnare e approfondire i contenuti dal vivo, pilastro della relazione con il pubblico e del successo dell’istituzione a livello territoriale.
A concludere l’incontro è Gianmarco Mazzi, direttore artistico di Arena di Verona Srl e curatore della programmazione live e degli eventi tv. La musica live rappresenta un grande indotto economico, garantendo anche opportunità lavorative. Nonostante “l’enorme indotto che muove e la parte rilevante che assume nella vita delle persone” Mazzi ha lamentato la scarsa presenza e il mancato aiuto delle istituzioni politiche nei confronti del settore musicale. “Si riesce a fare musica nonostante la carenza di strutture adeguate per i concerti live e una legislazione che non aiuta perché gli aspetti fiscali e la burocrazia sono asfissianti”, ha proseguito il direttore, “è un comparto con alti costi di realizzazione e solo le imprese più grandi con capacità di investimento riescono a difendersi”.