Sono ripresi gli gli scavi archeologici a Tarquinia, nella zona dell’Ara della Regina, condotti dal team del dipartimento di Culture e Civiltà dell’ateneo. Le indagini erano iniziate nel 2016, quando il docente Attilio Mastrocinque, esperto in Storia romana, era stato invitato dalla Soprintendenza a continuare le indagini nella cosiddetta “domus del mitreo”, dove era stata trovata una magnifica statua marmorea del dio Mithra, ora al Museo di Tarquinia.
Nel corso delle prime tre campagne di scavo sono stati messi in luce una quarantina di ambienti, vari cortili, un triclinio, una fontana con la riserva d’acqua nascosta dentro i muri perimetrali, un pozzo sacro e una piccola area sacra adiacente; si è, inoltre, esplorata una grande cisterna romana. In Inghilterra è già stato pubblicato il primo volume dedicato a questi scavi e il secondo è in preparazione. Nei due anni successivi non è stato possibile continuare lo scavo e si sono condotte campagne di geofisica, grazie alle quali la magnetometria ha permesso di individuare nel sottosuolo moltissime strutture, quali le porte, gli isolati con le strade, varie case, il mercato, le terme e altro ancora. La cosa più rilevante è il Foro di epoca romana, che è stato individuato poco a Sud dell’Ara della Regina (il grande tempio dove erano stati rinvenuti i cavalli alati che decoravano anche i vecchi francobolli espresso); era una piazza porticata con una fontana alimentata da riserve idriche poste poco a Est del Foro.
In questi giorni, durante la sesta campagna condotta da Mastrocinque, è iniziata la verifica delle ipotesi formulate sulla base delle misurazioni strumentali e sono arrivate le prime conferme, anche se il portico risulta essere stato fortemente danneggiato e distrutto dalle arature dell’ultimo dopoguerra. Si può ipotizzare quale tipo di pavimentazione era presente nel portico e quale tipo di decorazione in terracotta rivestiva la travatura visibile dalla piazza. La prima pubblicazione in proposito è già pronta in collaborazione con la missione archeologica dell’Università di Milano, che da molti anni indaga l’antica Tarquinia e ha condiviso i risultati di precedenti indagini geofisiche.
Si continuano anche le ricerche nella “domus del mitreo”, la cui natura non è ancora stata chiarita, non essendo una normale casa privata, ma una residenza grandissima e complessa in cui si svolgevano anche attività economiche, documentate dai pesi in libbre romane che si sono rinvenuti, dai molti mortai, tavolette per impastare medicinali o cosmetici, oltre che attività religiose, documentate dall’area sacra.
La zona si trova sulla Civita di Tarquinia, a circa 7 km dalla città moderna di Tarquinia, che un tempo si chiamava Corneto. La città etrusca e poi romana era grandissima e durante la fase romana rimase una sorta di Mecca della tradizione etrusca, con la sede degli aruspici e alcune abitazioni che mantenevano l’aspetto del II secolo a.C., senza un acquedotto ma con il tradizionale sistema di pozzi e cisterne.