“Io credo che sia importante conoscere questa storia, cioè conoscere quali sono state le lotte e le battaglie che fin dagli anni ’70 il movimento delle donne ha condotto contro la violenza sessuale. Per altro, va detto che il movimento delle donne di Verona è stato uno dei primi movimenti in Italia che si è battuto su questo fronte a fianco delle vittime”. Così Nadia Maria Filippini, socia fondatrice della Società Italiana delle Storiche, ha introdotto l’argomento dell’evento “Per non essere mai più sole! Contro la violenza sessuale” , che si è tenuto venerdì 22 ottobre, al polo Zanotto, con l’obiettivo di rievocare un’iniziativa politica che ha rappresentato una pagina importante della storia delle donne, quando, in occasione di un processo per stupro, si mobilitarono a sostegno della vittima, chiedendo con lei che il processo si svolgesse a porte aperte, denunciando la cultura maschilista che poneva la vittima sul banco degli imputati.
L’incontro è stato aperto da Marina Garbellotti, docente di Storia e referente in ateneo dell’evento, che ha spiegato come la forza di questa vicenda abbia portato all’immediata collaborazione tra l’università di Verona e la Società Italiana delle Storiche, due enti che continuano a dimostrare un costante impegno nel promuovere iniziative per diffondere la cultura del rispetto anche attraverso la prospettiva storica. Infatti, dal suo punto di vista: “Un approccio storico è indispensabile per acquisire la consapevolezza dell’esistenza di quegli stereotipi di genere che sono alla base delle discriminazioni. Solo attraverso la decostruzione di questi stereotipi, alla quale dobbiamo partecipare tutti e tutte, è possibile costruire dei modelli all’insegna della parità e contrastare la violenza di genere”.
Ha, poi, preso la parola Olivia Guaraldo, delegata del Rettore per il Public Engagement e docente di Filosofia politica, che ha sottolineato come lo stesso svolgersi dell’iniziativa fosse un modo di commemorare il coraggio delle donne.
Si sono susseguiti interventi musicali del duetto composto da Grazia De Marchi e Deborah Kooperman alla chitarra che hanno dato voce a canzoni femministe e letture di documenti recitati da Sara Bigardi e Laura Pece; in particolare, questi ultimi sono stati introdotti da Raffaella Sarti, presidente della Società Italiana delle Storiche, che ha ricordato come il processo di Verona ebbe una grandissima risonanza mediatica e, a dimostrazione di ciò, ha citatato diversi titoli degli articoli dell’epoca. La ferma volontà delle donne di rendere pubblico il processo ha portato all’avvio di una trasformazione fondamentale nella cultura giuridica del nostro Paese, ma Raffaela Sarti ribadisce che: “Se molto allora è stato fatto, molto ancora resta da fare, la violenza di genere non è affatto sradicata come ci ricorda la cronaca pressochè quotidiana dei femminicidi, che non sono che la punta di un enorme iceberg”.
Con questa consapevolezza, assume ancora più valore il pensiero di Nadia Maria Filippini: “Io personalmente credo che al di là dell’assistenza alle vittime, al di là di questi importanti servizi, quello che occorre fare è una grande mobilitazione educativa, come la chiamo io, per sconfiggere certi stereotipi di genere che vedono il maschio che dimostra la virilità con la sopraffazione e la donna come vittima o sempre in posizione passiva”.
Alessia Soriolo, tirocinante di Univerona News