“Per tutta la vita sono stata cresciuta con un concetto di integrazione che mi imponeva, per potermi sentire accettata, di abbandonare una delle mie due metà, italiana o tunisina. Sulla mia esperienza, credo questa parola definisca invece una necessaria assimilazione degli aspetti positivi di entrambi i lati delle culture con cui si cresce, mostrandoli al mondo senza compromessi. È una realtà che non può essere cambiata: entrambe sono radicate in me e rappresentano, in comunione, la totalità della mia identità personale, mettendomi a mio agio con me stessa e con gli altri”.
Così comincia a raccontarsi Takoua Ben Mohamed, fumettista, graphic journalist, sceneggiatrice, produttrice e attivista politica di origini tunisine ma cresciuta a Roma. L’intervento dell’autrice, Ospite dell’ateneo scaligero mercoledì 23 febbraio, si inserisce nel cartellone di incontri promossi dal Centro di ricerca interdisciplinare Inclusione e diversità del dipartimento di Scienze umane. “L’incontro seminariale – spiega Paola Dusi, direttrice del Centro – si inserisce perfettamente in quello che vorrebbe essere lo scopo della nostra indagine: cercare di portare un contributo sia sul piano epistemologico che sul piano della ricerca empirica e sociale, individuando percorsi che favoriscano la convivenza tra persone diverse, il riconoscimento reciproco e la riduzione dell’ingiustizia sociale”.
Sotto questa luce, Takoua Ben Mohamed racconta di come a volte utilizzi l’ironia nei suoi lavori, in particolare nella sua ultima uscita, Il mio migliore amico è fascista (Rizzoli, 2021), la cui protagonista non ha in comune con l’autrice solo il nome. “L’ironia la utilizzo per raccontare i miei disagi personali, quelli che poi, spesso, si rivelano essere in comune con altre persone. Ci sono state altre pubblicazioni – La rivoluzione dei gelsomini (BeccoGiallo, 2018), Un’altra via per la Cambogia (BeccoGiallo, 2020) – in cui la serietà è stata invece fondamentale, soprattutto avendo toccato argomenti come la guerra, la tortura e lo sfruttamento di donne e bambini. Per me l’uso di questo mezzo espressivo rappresenta un modo per rendere la lettura semplice e accessibile a tutti, adulti e bambini, in modo che ne possa nascere un dialogo aperto, indifferentemente dalle credenze personali di ognuno”.
Takoua Ben Mohamed ricorda anche con emozione il riconoscimento di “Donna dell’anno“, assegnatole delle lettrici di D.it Repubblica, ricevuto al fianco Liliana Segre e Ambra Sabatini, atleta paraolimpica vincitrice dell’oro nei 100 metri alle ultime Olimpiadi. “Il premio è stato sicuramente inaspettato e ne sono molto onorata. In particolar modo sono orgogliosa che, con questo titolo, io venga riconosciuta come “donna italiana dell’anno” – rimarcando bene l’aggettivo – anche perché, casualmente e quasi comicamente, questa nomina è coincisa proprio con il mio ottenimento della cittadinanza italiana”.