Continua a essere costante l’impegno dell’università di Verona nella ricerca di nuove soluzioni in ambito energetico. La sostenibilità è sempre stata uno degli obiettivi principali dell’ateneo e il progetto Insobild, Innovative solutions for building integrated photovoltaics, va in questa direzione. Il gruppo di ricerca Laps, tutto al femminile, coordinato da Alessandro Romeo, docente di Fisica sperimentale del dipartimento di Informatica, ha avviato, a partire da gennaio, questo piano triennale per sviluppare formati innovativi di fotovoltaico integrato negli edifici, un pannello dalla duplice funzione di convertitore di energia e di elemento di costruzione. Il progetto ha ottenuto un finanziamento di 190mila euro grazie alla collaborazione e al contributo della Fondazione CariVerona e del Gruppo Manni.
Il core business del gruppo di ricerca Laps, Laboratory for photovoltaics and solid state physics, riguarda proprio la preparazione, fabbricazione e caratterizzazione di celle solari a film sottile di seconda generazione in grado di abbattere il costo di produzione mantenendo comunque un’efficienza analoga a quella del silicio. Il team, tutto femminile è composto da Ikram Anefnaf, Simya Olavil Karayi, Narges Torabi e Maryiam Mukhtar, coordinato da Elisa Artegiani, ha la peculiarità di essere formato solamente da giovani donne, un aspetto inusuale nei lavori di ricerca delle discipline scientifico-tecnologiche. Referente per il Gruppo Manni sarà Solidea Zanetti, della ricerca e sviluppo di ISOPAN SpA.
“Il potenziale di applicazione del fotovoltaico è molto più elevato rispetto all’attuale utilizzo in installazioni su tetto e centrali elettriche – spiega Alessandro Romeo – “Nuove applicazioni come la costruzione di BiPV, cioè pannelli fotovoltaici integrati negli edifici, e di PiPV, il fotovoltaico integrato in prodotti, apriranno un enorme mercato, accrescendo al contempo la produzione di energie rinnovabili. La disponibilità di celle fotovoltaiche integrate sarà fondamentale anche per l’Internet of Things, permettendo di alimentare una moltitudine di sensori e dispositivi distribuiti”.
“Proponiamo di studiare delle configurazioni BiPV e PiPV per celle solari a film sottile – prosegue il coordinatore del team di ricerca – per ottimizzare il processo di fabbricazione in funzione delle loro applicazioni e del costo di produzione. Il progetto sarà basato su materiali di seconda generazione costituiti da elementi abbondanti in natura e non tossici perché per queste applicazioni le celle solari al silicio non garantiscono le specifiche di flessibilità, basso costo e integrazione richieste dal mercato. I film sottili sono materiali ideali perché, avendo spessore di qualche micrometro, sono sottili, adattabili a qualunque tipo di superficie e applicabili su componenti edili e/o supporti flessibili”.
Il fine ultimo di Insobild è quello di fornire due processi di produzione brevettabili e facilmente trasferibili a livello industriale, uno per BiPV con deposizione spray a basso costo e uno per PiPV con celle bifacciali e flessibili, con prototipi che avranno efficienze superiori anche al 12%.