“Merda d’artista, contenuto netto 30 grammi, conservata al naturale”, questo il titolo della controversa opera dell’artista Piero Manzoni, cui il dipartimento di Culture e civiltà dell’ateneo, con la fondamentale collaborazione della Fondazione Piero Manzoni, ha organizzato un convegno internazionale che è tenuto venerdì 10 e sabato 11 marzo al Polo Zanotto, in occasione del sessantesimo anniversario della morte dell’artista Piero Manzoni.
Il convegno è dedicato a una delle opere più conosciute e allo stesso tempo controverse e fraintese non soltanto della produzione di Manzoni ma della stessa storia dell’arte del secondo Novecento. Merda d’artista venne infatti realizzata dall’artista nel maggio 1961: novanta scatolette di latta recanti sull’etichetta, stampata in quattro lingue, italiano, tedesco, francese e inglese, le informazioni sullo sgradevole contenuto: “Merda d’artista, contenuto netto 30 grammi, conservata al naturale”.
Il convegno, a cura di Luca Bochicchio, docente di Storia delle arti visive nell’età contemporanea all’università di Verona, e Rosalia Pasqualino di Marineo, direttrice della Fondazione Piero Manzoni, è stato promosso e finanziato dal dipartimento Culture e civiltà e dalla Fondazione Piero Manzoni di Milano, con il patrocinio del Centro di Ricerca “Rossana Bossaglia” per le arti decorative, la grafica e le arti dal XVIII al XX secolo, e della Commissione di ateneo “Contemporanea”.
La fortuna di quest’opera è stata per molti versi paradossale: inizialmente quasi ignorata o stigmatizzata dalla critica, il suo messaggio polivalente e stratificato si è riverberato soprattutto fra le più giovani generazioni di artisti di diverse discipline, diventando nel tempo oggetto di riflessione, studio e citazione nelle pratiche visive concettuali, nella letteratura, nella musica pop ma anche in un certo circuito mediatico mainstream e popolare, dove Merda d’artista viene spesso presa a modello delle contraddizioni dell’arte e della società contemporanee.
“In realtà”, spiegano gli organizzatori, “come dimostrato da alcuni recenti studi e come questo stesso convegno veronese intende asseverare, dietro a Merda d’artista sussistono moltissimi significati e svariate implicazioni di natura filosofica e sociologica, oltre che artistica e scientifica. Fra le relatrici e i relatori, infatti, compaiono filosofi, fisici, economisti, curatori e storici dell’arte, provenienti in larga parte da università e accademie italiane ma anche da Canada e Stati Uniti, a indicare la portata internazionale e multidisciplinare dell’opera di Piero Manzoni”.
Photo credits
3 scatolette di Merda d’artista, maggio 1961
scatoletta di latta, carta stampata, 5 × ø 6,5 cm (ognuna)
Foto Bruno Bani
© Fondazione Piero Manzoni, Milano