“Femmes et Paroles” è il tema dell’edizione 2023 del Salone internazionale del libro oceaniano (Silo) una realtà articolata che si svolge ormai da una ventina d’anni in Kanaky Nuova Caledonia. Tra le autrici e gli autori intervenuti c’era anche Anna Maria Paini, docente di discipline demoetnoantropologiche del dipartimento di Culture e civiltà dell’ateneo per presentare il suo lavoro La ficelle et le cerf-volant. Les frontières de la différence dans une société kanak de Nouvelle-Calédonie (Presses Universitaires de Nouvelle-Calédonie, 2022).
Una delle caratteristiche dell’attuale manifestazione è quello di essere itinerante, di svolgersi fra settembre e ottobre dapprima a Koné (Province Nord), successivamente sull’Isola di Lifou (Province des Iles), e infine nella capitale Noumea (Province Sud).
Paini è anche intervenuta a un paio di causeries. “E’ stata un’esperienza di incontri e scambi molto intensa – commenta la docente -. Per esempio, una di queste ‘causerie’ è stata preceduta da una riunione informale fra le autrici e la conduttrice dell’incontro per capire il taglio che intendeva dare alla serata. Un’altra è stata preceduta da una lunga conversazione con la giornalista che ci avrebbe intervistate”.
Il tema dell’edizione 2023 è stato “Femmes et Paroles”. “Una scelta coraggiosa – dichiara Paini- fortemente contestata da una parte degli scrittori locali, che però Alice Pierre, direttrice del Silo ha portato avanti con determinazione, sebbene nel corso dell’anno il contributo pubblico si sia notevolmente ridotto rispetto a quanto inizialmente promesso. Così a manifestazione conclusa ho proposto una breve intervista alla direttrice, che ha accettato.
La sera in cui si concludeva il Salone, ho chiesto a Alice Pierre se ritenesse che questo taglio del contributo fosse anche legato alla tematica scelta; la sua risposta non lo ha escluso!
Riportiamo, di seguito, l’intervista di Anna Paini a Alice Pierre
Come nasce il Silo?
Alice P. Il Salone Internazionale del Libro Oceaniano (Silo)è stato creato nel 2003 da Déwé Gorodé, militante, femminista, autrice e kanak della tribù de l’Embrochure, a Ponérihouen. Fu nel 2002, in occasione del Salon du Livre Insulaire di Ouessant [Bretagna], in cui la Nuova Caledonia era l’ospite d’onore, che gli scrittori caledoniani proposero l’idea di una manifestazione simile. Nasce così, nel 2003, la prima edizione del Silo, a Poindimié (costa est della Provincia Nord) e sotto l’impulso di Déwé Gorodé, allora membro del governo e responsabile della cultura in Nuova Caledonia: Dopo la sua morte, nel 2022, e per festeggiare i 20 anni della manifestazione, ci è sembrato che la tematica “Donne e parole” fosse appropriata per renderle omaggio in quanto fondatrice del salone e portavoce della parola delle donne, in particolare di quelle kanak. Quanto alla parola, essa è ancora centrale nel nostro paese di tradizione orale, sia nelle cerimonie che nelle pratiche locali. Inoltre, la tematica del 2023, riferita alla parola di questa grande signora della storia caledoniana, è molto simbolica.
La tematica del Silo 2023 come è stata recepita?
La tematica di quest’anno ha prodotto delle divisioni, dimostrando che il tema della parola delle donne rimane complesso.
Come racconterebbe il Silo?
Il Silo è un luogo di incontro. Incontro con il pubblico, con le scuole, tra gli attori della filiera. L’edizione 2021, che doveva tenersi a Poindimié [Provincia Nord], è stata annullata a causa del contenimento dovuto al Covid. Poiché il budget è in calo, dopo il Covid sono poche le piroghe che ci raggiungono. Eppure, è fondamentale continuare a pensare l’alterità e vedere e ascoltare l’altro nelle isole vicine, e lontano dalle considerazioni europee. Il Pacifico inteso come un continente è ciò che il Silo cerca di affrontare pensando collettivamente ad un insieme omogeneo di problematiche sociali, culturali e politiche. Le conseguenze del Covid? L’isolamento, ma anche la riduzione del budget che dà ad ogni edizione il sapore di una vittoria ma anche di una assoluta necessità.
Qual è il pubblico che segue il Silo?
Il Silo, dopo 20 anni di attività e 15 edizioni, è ormai ben definito. Il pubblico presente è ansioso di incontrare gli autori, di vedere gli spettacoli, di partecipare ai dibattiti e di incontrarsi. Tuttavia, il Salone fatica a rinnovare il suo pubblico. Il libro soffre di un’immagine elitaria. Il multilinguismo, l’elevato tasso di illetteratismo nell’isola, ma anche l’insicurezza linguistica nonché il suo costo, rendono il libro poco idoneo ad esprimere molte delle considerazioni oceaniche, tuttora legate alla trasmissione orale…Il paese è dotato di una rete pubblica di lettura molto attiva e frequentata. Ciononostante, il pubblico (del Silo) è prevalentemente europeo e fatica a rinnovarsi nonostante gli incontri nelle scuole e una diffusione su tutto il territorio.
La dimensione internazionale del Silo?
Fin dalla sua creazione, il Silo è stato pensato come un’apertura al mondo. Invitare autori internazionali era allora una priorità. Ma il budget era ben altro rispetto a quello attuale. Le prime edizioni davano spazio a ospiti metropolitani, americani, oceaniani. Il SILO era allora un vero e proprio crocevia di incontri. Promosso da Déwé Gorodé, membro del governo, era interamente finanziato dal governo della Nuova Caledonia. Oggi il governo, in grande difficoltà, non lo finanzia più. Anche la Maison du livre, per mantenere la manifestazione, deve ricorrere a fondi provinciali, regionali e metropolitani. Per un budget che ha perso il 70% delle sue dotazioni, dopo il Covidmantenere la dimensione internazionale è molto più complicato; questa dimensione è comunque una boccata d’aria per tutti gli attori della filiera.
La presenza di autori e autrici kanak al Silo?
Il Silo dà ovviamente la parola agli autori kanak. Il suo obiettivo è che la parola letteraria sia per ciascuno spazio di libera espressione. In questa edizione abbiamo messo in evidenza il lavoro di Pierre Gope, drammaturgo imprescindibile del paese. Originario di Maré, Pierre Gope scrive teatro da quasi 20 anni. Scrive, pubblicando solo raramente. Scrittore dell’oralità, il suo lavoro non è stato oggetto di una strategia editoriale continuativa. Le Presses Universitaires dell’Università della Nuova Caledonia (Punc) si sono lanciate nella pubblicazione delle sue opere, editandone 7 fra il 2022 e 2023. È quindi naturale che abbia avuto un posto di rilievo in questa edizione. Altri autori e autrici sono Léopold Hancipan, Luc Camoui, Isa Qala, Noëlla Poemate, ciascuno con un proprio punto di vista sulla cultura kanak, sul suo cambiamento e la sua realtà post-coloniale. Il Silo è l’occasione per mostrare al pubblico parole plurali e singolari. Questo evento permette di federare e di incoraggiare la presa di parola, ancora difficile nello spazio pubblico e in una cultura in trasformazione. Infine, il collettivo di donne “La pause décoloniale” interroga il femminismo decoloniale attraverso pensatrici, autrici, militanti del Pacifico. Questo collettivo di ricercatrici, di cittadine impegnate, propone una nuova forma di oralità attraverso l’uso della radio, del podcast, evidenziandone anche la sua dimensione regionale.
Qualche ultima breve considerazione sul Silo?
Il Siloè al tempo stesso mercato e manna per la fragile filiera del libro in Nuova Caledonia, oltre che strumento di promozione. La letteratura caledoniana è sconosciuta alla maggior parte dei caledoniani, rappresentando a oggi circa solo il 4% delle vendite di libri in Nuova Caledonia. Ed è anche uno strumento per incontrarsi, per parlarsi…uno strumento al servizio della costruzione del paese e uno spazio per andare gli uni verso gli altri…per comprendersi, riconoscersi, parlarsi. Ritengo la sua dimensione sociale altrettanto importante.
L’intervista è stata tradotta dal francese all’italiano.