Da quando è iniziata la terza rivoluzione della lettura si leggono soprattutto testi digitali: emails, messaggi whatsapp, tweets, pagine internet, ma anche romanzi e articoli scientifici. Il modo in cui è cambiato il modo di leggere e comprendere i testi è stato oggetti di studio e di riflessione da parte di studiose e studiosi europei del progetto E-Read che hanno di recente redatto la «Stavanger declaration». Tra questi Massimo Salgaro, professore associato del dipartimento di Lingue e Letterature straniere dell’università di Verona che ha coordinato i team scientifici del progetto europeo. Salgaro è anche coordinatore del progetto Horizon 2020 “Elit”, si interessa di estetica empirica e di digital humanities.
Professor Salgaro, in cosa consiste la “terza rivoluzione della lettura”?
Più o meno un decennio fa è iniziata la terza rivoluzione della lettura che è stata diagnosticata da esperti come Adriaan Van der Weel. Da allora si leggono soprattutto testi digitali, per esempio emails, messaggi whatsapp, tweets, pagine internet, ma anche romanzi e articoli scientifici. In questa rivoluzione della lettura si è imposto il cosiddetto skimming, un tipo di lettura che si presta soprattutto per internet e i testi in formato digitale. Si tratta di una lettura superficiale che permette di estrarne solo le informazioni più importanti. Pare però che in questa rivoluzione si sia incrinata la propensione alla lettura approfondita, definita deep reading, che è necessaria allo studio. Questa lacuna è causata dalla nostra “mente distratta”, come la definiscono Gazzaley e Rosen, che l’éra digitale ci ha imposto.
Ci può spiegare che cos’è la dichiarazione di Stavanger?
La “dichiarazione di Stavanger” è la prima proposta, fatta da più di 200 studiose e studiosi del network europeo E-Read (2018), di affrontare la rivoluzione della lettura nella quale siamo immersi. Ricercatrici e ricercatori si sono confrontati con diverse domande: “In quali contesti di lettura e per quali lettori l’uso del testo digitale può essere più proficuo?” (del testo cartaceo, e viceversa). La “dichiarazione di Stavanger” invita a calibrare le politiche dell’istruzione sui dati che stanno emergendo dalla comunità scientifica.
Si suggerisce, per esempio, di mantenere nella scuola dell’obbligo la scrittura e lettura su carta accompagnandola ad una necessaria digital literacy ovvero alfabetizzazione digitale. Lo scopo principale delle misure da adottare, anche nella didattica delle lingue, è di applicare il deep reading anche in ambito digitale e di trovare per ogni tipo di testo lo stile di lettura più appropriato.
Quali spunti emergono dal network E-Read?
Gli spunto sono diversi e possono essere trasferiti direttamente in ambito didattico. Evitare in aula il multitasking, dato che il cervello umano non può impegnarsi in due attività simultanee senza diminuire le prestazioni di una delle due; inserire unità in cui gli studenti scrivono a mano che, allo stato attuale della ricerca, pare ancora essere il miglior modo per prendere appunti; chiedere a studentesse e studenti di trovare parole chiave o degli errori nel testo digitale per favorire una comprensione più approfondita del testo; suggerire un uso differenziato dei dizionari cartacei e digitali a seconda delle esigenze didattiche.
Non da ultimo, favorire con precise tecniche la consapevolezza della lettura autoregolamentata come, per esempio, di testi di Wikipedia.
Di Sara Mauroner