Natascia Tosel, ricercatrice del progetto “Re – Righting: Diritti di riscrittura: narratrici legali femministe, da Arendt ai tribunali delle donne”, è tra le vincitrici del nuovo bando Marie Curie. Il progetto, finanziato con 172.750 euro e della durata di 24 mesi, si svolgerà nel dipartimento di Scienze umane, presso il Centro Studi Politici Hannah Arendt sotto la supervisione della docente Olivia Guaraldo.
Natascia Tosel ha conseguito il doppio titolo di dottoressa di ricerca in Filosofia all’università degli studi di Padova e all’Université Paris VIII Vincennes – Saint-Denis con una tesi dal titolo “La giurisprudenza come avvenire della filosofia. Il ruolo del diritto nel pensiero di Gilles Deleuze”. È attualmente post doctoral research fellow all’Ici di Berlino, dove sta sviluppando un progetto volto ad analizzare i rapporti tra istituzioni e pratiche giuridiche a partire dalla categoria di “juridification”. I suoi interessi di ricerca vertono sulla filosofia francese contemporanea, la microsociologia di Gabriel Tarde, le teorie dell’istituzione e in particolare l’istituzionalismo giuridico, le relazioni tra diritto e tematiche di genere e gli studi postcritici. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste scientifiche ed è autrice della monografia Gabriel Tarde (Derive Approdi, 2022) e co-autrice del volume Deleuze and Anarchism (Edinburgh University Press, 2019).
“È possibile agire politicamente attraverso la parola e, più nello specifico, attraverso la parola narrante? Qual è il rapporto tra azione politica e narrazione? – si domanda Natascia Tosel -. Il progetto intende indagare tali questioni attraverso l’analisi di un tipo particolare di narrazione che è disseminato nella storia del pensiero femminista ma che finora non è stato oggetto di uno studio unitario. Si tratta della riscrittura o rimessa in scena di processi giuridici, dal pioneristico lavoro di Hannah Arendt sul processo Eichmann pubblicato con il titolo “La banalità del male” alle esperienze dei tribunali delle donne. La ricerca tenterà di fare luce sulla capacità di tali narrazioni di problematizzare e ri-significare il nostro vocabolario politico e giuridico, da parole comuni come “differenza”, “uguaglianza”, “vittima” a categorie più filosofiche come quelle di “riconoscimento”, “verità” e “soggetto di diritto”, utilizzando come punto di partenza la singolarità di un caso piuttosto che un ideale astratto e universale di giustizia. L’obiettivo del progetto è, dunque, quello di mettere a tema una forma dell’agire politico che, anziché limitarsi ad una critica delle istituzioni, si faccia carico di un lavoro collettivo di trasformazione, ri-significazione e re-immaginazione dello spazio istituzionale e del linguaggio dei diritti, riavvicinando questi ultimi a pratiche propriamente “forensi, la cui etimologia latina indicava un’attività che si svolgeva nel foro o nella piazza, ossia in uno spazio plurale di negoziazione e partecipazione collettiva”.
SM