Le Olimpiadi sono l’evento sportivo più importante a livello internazionale che raduna migliaia di atleti che devono condividere spazi in cui allenarsi, disputare le gare e vivere la propria quotidianità. Per questo motivo è fondamentale adottare protocolli e osservare precise regole di igiene per prevenire il contagio di malattie tra atleti e operatori.
Abbiamo fatto il punto su questo tema con Stefano Tardivo e Francesca Moretti del dipartimento di Diagnostica e sanità pubblica.
“In occasione di questo nuovo atteso appuntamento olimpico dopo la precedente edizione di Tokyo all’insegna della pandemia da Covid-19, per assicurare sicurezza e benessere a tutti i partecipanti resta necessario continuare a valutare i rischi di trasmissione di alcune comuni malattie infettive ed altre emergenti, come avviene sempre in concomitanza con la presenza di grandi eventi (anche sportivi) collegati ad una così alta concentrazione antropica in spazi più o meno circoscritti. E’ proprio la presenza nel solo Villaggio olimpico di circa 14.500 persone tra atleti ed allenatori e di altri 9 mila paratleti con i loro staff e nel complesso della stima di 15 milioni di persone, tra cui 2 milioni di stranieri concentrati in prevalenza nell’area parigina fino all’8 settembre che impone una seria valutazione non solo della security (per le note vicende geopolitiche), per la quale è stata attivata una complessa organizzazione relativa al piano sanitario per le maxi-emergenze, ma anche della safety di sportivi, equipe e visitatori. Fortunatamente gli attuali dati di sorveglianza epidemiologica francese, europea (Ecdc) ed internazionale (Oms) hanno permesso al Comitato olimpico internazionale ed al governo francese di limitare le misure di prevenzione ad una serie di raccomandazioni (vedi allegato) a cui si aggiunge un attento monitoraggio degli eventuali casi di infezione che si dovessero registrare per le necessarie misure di isolamento e trattamento.
Proprio le prime indicazioni preventive concentrano l’attenzione sulla sicurezza ambientale per atleti, organizzatori e pubblico in particolare sul rischio di stress da caldo (ad esempio la prevenzione dei colpi di calore), sull’inquinamento atmosferisco e rischi associati nonché sulla qualità dell’acqua. Sfortunatamente proprio quest’ultimo aspetto ha evidenziato una prima criticità, grazie ai sistemi di monitoraggio microbiologico continuo, in occasione delle abbondanti piogge del fine settimana di inaugurazione dei XXXIII giochi olimpici dell’era moderna costringendo nella giornata del 28 luglio alla sospensione degli allenamenti nelle acque della Senna del triathlon (risultate inquinate da livelli di coliformi oltre i limiti di balneabilità nonostante l’investimento da 1,5 miliardi di dollari stanziati per decontaminare il fiume in vista dei Giochi). Non è infatti escludibile (vedi il recente evento locale di epidemia da norovirus di Torri del Benaco) che specifiche condizioni climatiche in aggiunta a peculiari situazioni condizionino il corretto funzionamento dei nostri sistemi di sicurezza (in particolare di trattamento liquami e potabilizzazione dell’acqua che possono risultare inquinate da microrganismi patogeni delle comuni gastroenteriti). Peraltro, nel caso di specie, la balneabilità della Senna dovrebbe essere ripristinata a breve (30 o 31 luglio).
Tornando alle raccomandazioni, che costituiscono un gruppo di validi consigli di salute pubblica, invitando tutti i partecipanti a seguire alcune semplici regole, esse comprendono indicazioni sanitarie per tutelare la salute dai rischi infettivi che vanno dalla verifica del proprio stato vaccinale, in particolare per il morbillo (la sicurezza preventiva è collegata ad aver già avuto la malattia o ad aver completato il ciclo vaccinale) in considerazione dell’emergenza in Europa (compresa la Francia) di focolai epidemici. Un capitolo specifico, nell’ambito delle patologie infettive respiratorie è riservato al SarsCoV-2 ed alla prevenzione del Covid-19: da metà maggio è stato infatti osservato un aumento dei casi di Covid-19 nella regione di Parigi, ed altri aumenti sono stati osservati in altre parti d’Europa, inclusa l’Italia, ma non hanno generato particolari preoccupazioni (anche durante il recente Tour de France si sono verificate positività per il virus senza conseguenze epidemiche o cliniche gravi).
L’analisi del rischio ha pertanto indotto il Comitato ad evitare di creare una “bolla sanitaria” per isolare il Villaggio Olimpico, come era stato fatto nelle precedenti Olimpiadi, e ci si è limitati a chiedere alle delegazioni di testarsi prima del loro arrivo e di prendere alcune precauzioni (ad es. frequente lavaggio/disinfezione delle mani ed attenzione ai primi sintomi di patologia simil-influenzale da sottoporre a screening), pronti ad adottare misure specifiche di contenimento qualora ce ne fosse bisogno. Sono quindi presenti informazioni su come proteggersi da alcune malattie sessuali (Hiv, Mpox-vaiolo delle scimmie, clamidia, gonorrea, sifilide): in particolare, sulla scia di quanto attuato dal Comitato Olimpico a partire dalle Olimpiadi di Seul del 1988 per la prevenzione della trasmissione dell’Hiv (patogeno emergente a quell’epoca), per ridurre la possibilità di trasmissione per via sessuale di patogeni è prevista la distribuzione nel Villaggio Olimpico di circa 300.000 preservativi (due a testa al giorno per ogni atleta) in quella che per definizione è universalmente nota come la “città dell’amore”. Infine, tra i rischi emergenti è dato spazio alle malattie trasmesse da vettori (insetti) in particolare da alcune zanzare per le patologie da virus quali Dengue, Zika, West Nile, Chikungunya o trasmesse da zecche come la borreliosi (malattia di Lyme) o l’encefalite da zecche (Tbe).”
SM
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