L’era digitale ha imposto nuove dinamiche lavorative, tra cui lo smarworking, che consente a lavoratori e lavoratrici di svolgere le proprie attività da remoto. Per fare il punto sulla situazione attuale e le prospettive future, si è tenuto il convengo Switch off the work: benessere e nuove sfide del lavoro da remoto venerdì 25 ottobre in aula Spd del Silos di Ponente nel Polo Santa Marta, via Cantarane 24.
L’iniziativa, organizzata dal Centro di ricerca Apreso del dipartimento di Scienze umane dell’università di Verona, si è concentrata sulle sfide del lavoro a distanza, affrontando benessere e disconnessione digitale. Nel corso dell’appuntamento sono stati presentati i risultati del progetto di ricerca europeo Erasmus+ KA 2022 per sensibilizzare sulle nuove dinamiche lavorative imposte nell’era digitale. In particolare, il progetto mira a supportare manager e formatori Vet (Vocational educational training) nel recupero delle risorse personali alla fine della giornata lavorativa.
L’evento “Switch off the work” è stato aperto da Riccardo Sartori, presidente del Collegio didattico di psicologia per la formazione. Ha fatto seguito Andrea Ceschi, docente di Psicologia del lavoro, che ha presentato il progetto di ricerca. Fatima Abu Hamam Collavo e Evie Michailidis hanno esposto i risultati del progetto e gli strumenti sviluppati per il lavoro remoto. L’evento è proseguito alle 16 con una tavola rotonda a cui hanno partecipato Massimo Miglioretti e Salvatore Zappalà, esperti di Psicologia del lavoro; Laura Calafà e Marco Peruzzi, esperti di Diritto del lavoro e i responsabili delle Risorse umane Amir Baldissera di Experenti, Michela Bonato, Cristina Perfigli di Evotec e Andrea Gelfi di Galileo Network. In conclusione l’intervento di Mattia Zene, che ha presentato le future iniziative del centro di ricerca Apreso.
Il lavoro da remoto è diventato centrale in Italia, soprattutto dopo la pandemia. Secondo l’Osservatorio Smart working, nel 2023 circa 3,58 milioni di lavoratori italiani hanno adottato forme di lavoro a distanza, consolidandosi come modalità di flessibilità lavorativa rispetto ai livelli pre-pandemia (541% in più rispetto al pre-Covid). Le previsioni per il 2024 stimano un aumento a circa 3,65 milioni, con una crescita nelle grandi aziende e nel settore pubblico, mentre nelle PMI l’adozione è più cauta.
Tuttavia, ci sono preoccupazioni sul benessere psicologico: “La difficoltà di separare vita lavorativa e personale, accentuata dall’uso intensivo delle tecnologie, ostacola il recupero dallo stress – spiegano i ricercatori del Centro Apreso – Un nostro studio recente ha mostrato che la mancanza di distacco psicologico da lavoro, specialmente se remoto, può avere effetti negativi sulla salute, come sintomi depressivi, affaticamento emotivo e disturbi del sonno”.
Il diritto alla disconnessione è sancito dalla Legge 81 del 2017, ma la sua applicazione varia tra le aziende. Secondo un report Eurofond “Oltre il 70% dei lavoratori in aziende con politiche di disconnessione le considera positive, ma è necessaria una maggiore sensibilizzazione sui rischi della connessione continua – concludono -. L’espansione del lavoro a distanza comporterà dunque opportunità e sfide. È fondamentale implementare misure per garantire il diritto alla disconnessione e promuovere il benessere psicologico. Il nostro centro di ricerca, insieme all’università di Milano Bicocca e all’università di Bologna, sta lavorando su due progetti nazionali Prin e un progetto Erasmus+ per affrontare queste tematiche.”
Sara Mauroner