Presentati i risultati delle ricerche condotte sull’importante sito archeologico della Villa dei mosaici di Negrar di Valpolicella, nel corso della giornata di studi che si è tenuta lunedì 16 dicembre. Il progetto di studio è stato coordinato dal dipartimento di Culture e civiltà dell’università di Verona, su incarico e in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle Arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo, Vicenza, sulla base di una convenzione siglata fra i due enti nel novembre 2023.
Lo studio è stato molto complesso, come lo era stato lo scavo, diretto dalla Soprintendenza (e in particolare da Gianni de Zuccato) fra il 2020 e il 2022, anche per l’estensione dell’area oggetto di indagine (ca. 3500 mq) e per la lunga continuità nel tempo della sua frequentazione, dall’avanzato IV all’VIII secolo d.C. Tale complessità ha richiesto un lavoro interdisciplinare e corale che ha integrato le più tradizionali analisi archeologiche (delle strutture, dei materiali ceramici, vitrei e metallici, delle monete), con analisi geomorfologiche, archeobotaniche, archeozoologiche, petrografiche, archeometriche, antropologiche e radiocarboniche, fino alle più innovative analisi isotopiche e biomolecolari. Allo studio hanno partecipato docenti del dipartimento Patrizia Basso, Dario Calomino, Diana Dobreva, Fabio Saggioro, Nicola Mancassola, docenti di altre università, come Firenze, Padova, Trento, Udine, ed enti di ricerca, come la stessa Soprintendenza e il Parco Archeologico del Colosseo, con l’apporto di vari laboratori nazionali e internazionali e il coinvolgimento di studenti e studentesse del corso di laurea magistrale, collaboratori e collaboratrici, reclutati e reclutate dal dipartimento dell’università attraverso borse di ricerca.
Nel corso dell’incontro è stato ribadito lo straordinario interesse della villa, armoniosamente inserita nel paesaggio della Valpolicella romana e disposta secondo il naturale andamento del terreno su più terrazze, raccordate fra loro da scalinate lapidee. La planimetria, sviluppata su una superficie di almeno 3000 mq, comprendeva un settore residenziale organizzato attorno a un giardino con peristilio e un complesso termale con vani per i bagni freddi, tiepidi e caldi. Si tratta di un complesso estremamente raffinato nelle decorazioni, espressione di un proprietario ricco e colto, che commissionò ad abili maestranze mosaici pavimentali di grande qualità, con motivi decorativi insoliti, ed eleganti pitture parietali: i mosaici si conservano in ottimo stato su gran parte dei vani del complesso, mentre dei soffitti dipinti si sono recuperati alcuni lacerti in crollo, ricostruibili nello schema compositivo e ben databili sulla base di analisi al radiocarbonio delle cannucce palustri che li tenevano uniti alla muratura.
Di seguito, è stato dedicato un focus particolare alla vivace attività economica del complesso, correlata, in particolare, a un settore produttivo di notevole sviluppo, contiguo a quello residenziale. Se le analisi archeobotaniche hanno dimostrato che in loco si coltivavano cereali e legumi, il rinvenimento di legno di vite e di vinaccioli, in un’area caratterizzata da ampi spazi per la spremitura e la torchiatura dell’uva, attesta che la produzione vinicola era il principale investimento del proprietario. Una prova di tale produzione è venuta dalle analisi biomolecolari che hanno rivelato tracce di mosto e vino sulle pavimentazioni di questi stessi spazi produttivi. Come dimostrano anche le fonti letterarie di VI secolo, doveva trattarsi di un vino quantitativamente e qualitativamente di grande rilevanza, su cui sono in corso analisi genetiche per capire i vitigni con cui era prodotto, nell’ambito di un altro progetto di studio coordinato dallo stesso dipartimento Culture e civiltà dell’ateneo.
Inoltre, è stato affrontato il tema della lunga continuità di vita del complesso, in un territorio come la Valpolicella che si sta rivelando ampiamente insediato e molto vivace anche nell’età altomedievale. Fra le fasi di frequentazione è importante sottolineare quella di età longobarda, quando si procedette all’occupazione selettiva di alcuni settori di quella che era stata la villa tardoantica, in parte sfruttando precedenti ambienti, in parte realizzando nuovi edifici in tecnica mista (base in pietra e alzato ligneo) o completamente in materiale deperibile (legno). Da segnalare anche la presenza di tre distinte aree funerarie, in cui furono deposti alcuni soggetti con corredi tardo longobardi (prima metà VII secolo).
Il progetto sulla Villa “dei mosaici” di Negrar si presenta come un esempio di efficace interazione fra una molteplicità di enti territoriali, nonché come un esempio di analisi storica integrata e multidisciplinare, su un sito che, dopo i restauri e gli interventi di valorizzazione ora in fase di avvio, si appresta a diventare uno dei complessi archeologici di maggiore interesse del Veronese e dell’intero Veneto.