L’attuale sviluppo dell’Intelligenza artificiale (IA) comporta un avanzamento tecnologico con notevoli ripercussioni sulla vita quotidiana. La ricerca internazionale di ambito psicologico studia da tempo come l’IA abbia un impatto sui processi cognitivi, più di recente interessandosi agli effetti della moderna IA sull’apprendimento nei contesti accademici. Si sa ancora poco, tuttavia, di come gli studenti e le studentesse universitari percepiscano l’IA e la usino.
Per colmare tale lacuna, nel corso dell’inverno 2023/2024, tutti gli studenti e le studentesse iscritti ai corsi di laurea triennale, di laurea magistrale e di dottorato dell’università degli studi di Verona sono stati invitati a compilare un breve questionario online relativo alla loro esperienza nell’utilizzo del noto assistente virtuale basato sull’IA, ChatGpt. I dati raccolti hanno permesso di mapparne le percezioni, insieme ad alcune caratteristiche personali e contestuali. Dei 458 studenti e studentesse che hanno risposto, più di 300 hanno riportato di usare ChatGpt. Nell’ambito accademico, gli studenti e le studentesse hanno dichiarato di utilizzare questo strumento come supporto creativo per la generazione di nuove idee, la costruzione di riassunti e l’assistenza nella ricerca e nello studio. Nel complesso, i rispondenti si sono detti soddisfatti del sostegno fornito da questo tool, da un lato, riconoscendo in ChatGPT uno strumento che può migliorare l’apprendimento accademico e, dall’altro, riportando emozioni positive (prima, fra tutte, la curiosità) in riferimento al suo utilizzo. Tuttavia, nonostante le riconosciute potenzialità, sono emerse anche alcune preoccupazioni: ChatGpt può, infatti, veicolare informazioni non accurate, indurre a imbrogliare e ostacolare l’apprendimento, svolgendo le attività al posto degli studenti e le studentesse e perciò rischiando di sollevare questi ultimi costantemente dall’impegno personale. Alla luce di tutto ciò, è emersa la necessità di regolamentazioni e linee guida, anche da parte dell’ateneo.
I dati sono stati raccolti all’interno del progetto La percezione di ChatGPT degli studenti, promosso dalla facoltà di Pubblica amministrazione dell’università di Lubiana in Slovenia, tramite il coinvolgimento di un consorzio con più di 200 partner da tutto il mondo che ha permesso di raggiungere un campione di più di 23000 studenti e studentesse (responsabile scientifico: Aleksander Aristovnik). Per la parte della ricerca promossa dall’università di Verona, i responsabili scientifici sono Daniela Raccanello e Roberto Burro; ha, inoltre, collaborato Giada Vicentini, docenti del dipartimento di Scienze umane. La ricerca rientra tra le iniziative del Centro di ricerca in psicologia Hemot (Helmet for EMOTions) che si occupa di emozioni in relazione a diversi contesti.
In considerazione dei rischi e benefici conseguenti alle attuali e future potenzialità di ChatGpt, è stata avviata una seconda raccolta dati con le stesse caratteristiche della prima, che sta coinvolgendo nuovamente tutti gli studenti e le studentesse dell’università degli studi di Verona, oltre a un più ampio campione internazionale. I dati permetteranno di comprendere meglio come gli strumenti legati all’IA (di cui ChatGpt fa parte) possono impattare sulle esperienze di studio e di lavoro degli studenti e le studentesse universitari, con l’obiettivo di progettare e diffondere linee guida efficaci, anche in ateneo.
Daniela Raccanello, Giada Vicentini e Roberto Burro