Paolo Caliari, detto «il Veronese», sarà il protagonista della mostra temporanea monografica, in programma al museo del Prado di Madrid dal 27 maggio al 21 giugno. Curata dal direttore del Prado, Miguel Falomir, e dall’esperto italiano Enrico Maria Dal Pozzolo, docente di Storia dell’arte moderna all’ateneo di Verona, l’esposizione comprenderà 120 opere provenienti dalla collezione del museo madrileno e da diverse istituzioni culturali internazionali.
Ne abbiamo parlato con il curatore Enrico Dal Pozzolo.
Chi era Paolo Caliari, detto “Il Veronese”, quale la sua cifra artistica?
Paolo Caliari è stato uno dei protagonisti del Rinascimento maturo italiano. Figlio di un umile scalpellino, si legò presto a Michele Sanmicheli e Andrea Palladio e, dal 1553, da Verona si recò a Venezia, per lavorare in due luoghi simbolici della Serenissima: Palazzo Ducale e la Libreria Marciana. Decorò quasi integralmente la chiesa di San Sebastiano e nel refettorio del convento benedettino di San Giorgio Maggiore lasciò un’enorme tela, raffigurante le Nozze di Cana, che per secoli fu considerato il più bel quadro di Venezia. Depredato da Napolene (e non restituito perché troppo grande e delicato!) oggi sta al Louvre, esattamente di fronte alla Gioconda, e i turisti più avveduti capiscono subito che in tale capolavoro che è molto di più da ammirare che nel ‘icona’ leonardesca. La sua decorazione ad affresco della villa di Maser è una delle meraviglie della cultura figurativa di ogni tempo. Il suo principale carattere artistico è che seppe ricreare una visione illusoria di realtà capillarmente rappresentata in termini miracolosamente mimetici: come scrisse Guido Piovene, egli “evoca un mondo che non c’è, non c’è stato e non ci sarà mai, eppure realisticamente visibile; mi ci sono trovato dentro; è il genere di mondo nel quale vorrei vivere. Uno spazio mentale, una specie di eternità …”
Come mai il museo del Prado ha scelto di dedicargli una mostra?
Questa mostra conclude il processo di studio e rivalutazione della collezione di pittura veneziana del Rinascimento del Prado, una delle più belle al mondo, dopo le mostre “I Bassano nella Spagna del Secolo d’Oro” (2001), “Tiziano” (2003), “Tintoretto” (2007) e “Lorenzo Lotto. Ritratti” (2018), e sottolinea l’importanza di Veronese nella collezione del museo, data la sua influenza in Spagna, dove le sue opere erano molto apprezzate da monarchi e collezionisti. La mostra si concentra su tre temi principali: il processo creativo di Veronese e la sua gestione della bottega, analizzando dai primi schizzi alla produzione di olio nella sua bottega; la sua eccezionale abilità come capobottega, superando anche altri grandi maestri dell’epoca come Tiziano o Tintoretto; e la sua capacità di rappresentare le aspirazioni delle élite veneziane, riflessa nel suo stile cosmopolita che attirava le corti europee.
Come è stata allestita e quali opere sono presenti?
La mostra sarà ospitata nell’area principale del Museo, con un allestimento spettacolare. Ci sarà più di un centinaio di opere – tra tele, tavole, affreschi, disegni e oggetti – provenienti dai più importanti musei del mondo. Ci saranno anche capolavori provenienti dal Museo di Castelvecchio, in virtù di una proficua collaborazione istituzionale. Per chi volesse saperne di più, l’11 febbraio è prevista una conferenza a Verona, alla Gran Guardia, dove presenterò alcune delle opere più importanti che arriveranno a Madrid.
Elisa Innocenti
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