Riflettere sul valore sociale del volontariato, partendo proprio dai volontari. Questo l’obiettivo del convegno “Quale valore sociale (aggiunto) del volontariato nelle comunità? La ricerca si confronta con i volontari”, che si è tenuto martedì 4 febbraio all’università di Verona. Un’iniziativa congiunta del dipartimento di Scienze umane dell’ateneo, del Centro per lo Sviluppo Comunitario, in collaborazione con il Centro servizio per il volontariato di Verona (CSV).
Il convegno è stato un’occasione per presentare alcuni dati derivanti della ricerca realizzata nel 2023 dai ricercatori dell’università scaligera che si sono posti l’obiettivo di costruire indici specifici per quantificare il valore sociale aggiunto (VSA) degli enti del Terzo settore (ETS), proponendo strumenti di valutazione e indicatori facilmente utilizzabili dagli stessi ETS e interpretabili sia da loro, sia dagli stakeholders per la rilevazione del loro impatto sociale.
A portare i saluti istituzionali è stata Valentina Moro, direttrice del dipartimento di Scienze umane dell’ateneo. “Noi naturalmente cerchiamo di formare giovani che siano non solo dei bravi professionisti, ma anche dei bravi cittadini e quindi ogni momento che abbiamo di possibilità di dare un valore anche proprio sociale e civile al nostro lavoro è un momento per noi assolutamente prezioso”.
“Con questo progetto abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sul “valore sociale aggiunto” e cercare di sviscerarlo, ma non partendo da quelle che sono le conoscenze degli esperti, ma partendo dai volontari. Quindi la nostra idea era quella di creare una sorta di guida che poi i volontari e le associazioni possano concretamente utilizzare per andare a vedere quello che è il valore sociale che loro aggiungono alle nostre comunità”, ha spiegato Anna Meneghini, docente del dipartimento di Scienze umane.
A evidenziare la metodologia omologata nella ricerca e i risultati relativi è stato Francesco Tommasi, docente del dipartimento di Scienze umane: “Per svolgere questo progetto abbiamo seguito tre direttive diverse, sono sostanzialmente tre macro-studi diversi che sono stati realizzati. Per farvi capire i risultati abbiamo usato questa metodologia che si chiama “concept mapping” ovvero mappatura del concetto”, mostrando che “per i tre studi con 105 partecipanti membri del direttivo abbiamo ottenuto 76 risposte diverse sulla domanda quali sono i benefici del volontariato”.
Di seguito, Cinzia Brentari, coordinatrice del centro di servizio per il volontariato (CSV) ha messo il punto sulla situazione del volontariato negli ultimi anni: “Le ricerche più recenti ci dicono che probabilmente il volontariato sta cambiando natura ma anche il mondo giovanile sta cambiando, le molle che li spingono, che li motivano, sono forse diverse rispetto a quelle che motivavano alcuni di noi quando hanno cominciato a fare volontariato”, aggiungendo che “questo tema del valore sociale aggiunto del volontariato, è un modo per comprendere se le nostre strategie di people raising, ad esempio di raccolta e di ricerca volontari sono ancora attuali”.
Infine, Giorgio Gosetti, docente del dipartimento di Scienze umane dell’ateneo, ha moderato una serie di interventi da parte delle associazioni di volontariato del territorio regionale e nazionale che hanno messo il punto sull’importanza di questa ricerca realizzata dall’università di Verona.
Georges Antonio Chamoun
Tirocinante Agenzia di stampa “Univerona News”