«Non riesco a trovare metafora migliore per spiegare la crisi attuale che quella di una maionese impazzita». Così ha esordito Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all'università di Torino, nel suo discorso tenutoal polo Zanotto durante l'incontro dal titolo "La finanza e la genesi dei conflitti sociali e internazionali". Tra i relatori del convegno, l'ultimo del ciclo "Valori e conflitti del vivere civile: per un orizzonte di speranza", Renato Filosa, direttore nella banca dei regolamenti internazionali con sede a Basilea. A coordinare gli interventi è stato il rettore dell'università di Verona Nicola Sartor.
Molto spesso si è cercato di narrare le tappe storiche che hanno preceduto un determinato fatto nella speranza di poterne individuare le cause. Secondo il professor Bonanate, è stato il 1989 l'anno decisivo verso l'attuale situazione finanziaria. "Le conseguenze del crollo del muro di Berlino ci hanno portato a credere che le cose sarebbero solo potute migliorare. Alcuni studiosi parlarono di "nuovo secolo americano", ma si sbagliavano. L'euforia economica degli anni Novanta ci ha condotti alla crisi attuale. E' come se la finanza mondiale avesse tentato di preparare una maionese, ma alla fine fosse impazzita con conseguenze sotto gli occhi di tutti". La soluzione per uscire da questa spirale economica negativa, secondo il docente dell'università di Torino, è una maggiore democratizzazione tra stati nei propri rapporti reciproci. "Serve una volontà comune nel discutere delle varie problematiche, mentre spesso si assiste ad un semplice tentativo di far prevalere la propria opinione su quella degli altri".
"E' riduttivo pensare che le crisi economiche, quella americana e quella europea, siano colpa delle banche. secondo il mio punto di vista – ha sostenuto Filosa –le cause non sono solo finanziarie e bancarie, ma anche legata alla politica, la carente vigilanza, le agenzie di rating, la politica monetaria troppo espansiva e i comportamenti fraudolenti delle banche". La democratizzazione del credito avviata da Bill Clinton, secondo Filosa, ha avuto il merito di dare la possibilità anche alle classi medie di investire ed ottenere mutui e prestiti a tassi bassissimi. "Tuttavia, ciò ha comportato notevoli rischi per le banche che si sono trovate all'improvviso con prestiti scoperti e creditori impossibilitati a restituire ciò che avevano ottenuto. In ciò starebbero le mancanze non solo delle banche, ma anche della classe politica e di chi aveva il compito di vigilare. Nel caso specifico dell'Italia, invece, l'aumento del rischio sovrano, ossia il cosiddetto spread, sarebbe da attribuire all'elevatezza del debito pubblico e al contagio internazionale".
23.12.2013