“La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose”. Questo il titolo del libro presentato nell’incontro omonimo dall’autore Carlo Rovelli, fisico veronese del Centre de physique théorique dell’università Aix-Marseille. Il convegno si è svolto domenica 16 marzo in Gran Guardia ed è inserito nel ciclo “Infinitamente”. Francesca Monti, docente del dipartimento di Informatica del nostro ateneo, ha introdotto l’ospite, mentre la giornalista Simona Regina ha avuto il compito di coordinare l’incontro. Giam Pietro Cipiani, delegato al bilancio dell’università di Verona, ha portato il saluto dell’ateneo scaligero.
La realtà non è come appare. L’autore ha intrapreso un percorso ideale tra gli scienziati che nel corso della storia hanno messo in discussione il sapere tradizionale e le vecchie concezioni del mondo. In particolare Rovelli si è concentrato sull’ipotesi atomistica di Democrito e sulla conferma teorica di questa ipotesi da parte di Einstein. È nel solco di questi pensatori e del loro spirito che si colloca la riflessione dell’autore. “La realtà non è come ci appare perché la materia non è un continuo, ma una serie di granellini fra i quali c'è un sacco di spazio vuoto” ha spiegato Rovelli. “La realtà della natura è diversa da quella che ci sembra. Noi ne vediamo un’immagine pallida, ma ciò nonostante possiamo arrivare a capire come è fatto il mondo. Il nostro lavoro è fare quello che hanno fatto tutti questi personaggi del passato: guardare quello che non capiamo e cercare i tasselli mancanti sulla base degli indizi che abbiamo”.
La ricerca dell’autore. Rovelli ha spiegato il suo progetto di ricerca, la teoria della gravità quantistica, il cui obiettivo è mettere assieme il lavoro di Einstein, l’idea che lo spazio si incurva, con l'equazione della meccanica quantistica, l’idea che tutti i campi sono fatti di granelli elementari. “La teoria di cui mi occupo” ha continuato l’autore “è una teoria che tenta di descrivere non gli atomi di cui è fatta la materia, ma gli atomi di cui è fatto lo spazio. Uno spazio vuoto non si può spezzare all'infinito, perché arriviamo ad un minimo al di là del quale non ha senso parlare di uno spazio continuo. Questo minimo sono i quanti di spazio, e sono l'oggetto studiato dalla gravità quantistica. Non c’è più lo spazio come contenitore di cose: lo spazio è composto da granelli, è la rete di tutti i quanti che costituiscono la realtà”.
Il fascino del pensiero scientifico. “Il pensiero scientifico è una appassionata ricerca di nuove concezioni del mondo, che ci chiede continuamente di mettere in discussione il sapere del presente” ha spiegato Rovelli. “Il poter pensare che ci stiamo sbagliando, anzi, l'assenza di certezze, è ciò che nutre il sapere scientifico. E questo crea conflitto: è difficile vivere senza certezze. Io penso che accettare la nostra ignoranza sia la strada più onesta. Penso che il mondo sia pieno di mistero, un mistero che ci incanta e ci rende umili, perché non sappiamo. Ma ci rende anche curiosi, e questa curiosità è ciò che ci rende umani. E quando guardiamo al di là della collina, ad ogni passo il mondo è sempre più vasto, bello, complesso, iridescente rispetto a quello che ci raccontavano: ogni scoperta è la scoperta di un mondo più bello. Questa bellezza ci affascina e ci porta a conoscere il mondo sempre di più. Per me questa è la scienza”.