Creare un ambiente più familiare e rasserenante per i piccoli ospiti del reparto di Oncoematologia pediatrica di Borgo Trento. Questo lo scopo della convenzione firmata tra il dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’ateneo e l’Azienda ospedaliera.
Il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Borgo Trento ospita regolarmente un cospicuo numero di bambini, insieme a un genitore per ciascuno di loro, provenienti da paesi dell’ex URSS, prevalentemente Ucraina e Kirghizistan, quasi tutti russofoni, grazie ad una convenzione con l’associazione umanitaria internazionale LifeLine e con la collaborazione dell’ABEO, l’associazione bambino oncoematologico.
Si tratta di persone che non conoscono l’italiano né altre lingue occidentali e si trovano quindi ad aggiungere alla situazione di fragilità, fisica ed emotiva, anche una seria difficoltà nel comunicare.
Da qui parte la collaborazione con il dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’ateneo, che si può ora concretizzare grazie alla firma di una convezione, della durata di due anni, allo scopo di fornire sostegno linguistico ai bambini e ai genitori russofoni.
Fino ad ora, infatti, i bambini ricevevano solo una volta alla settimana l’assistenza di una mediatrice linguistica per stabilire i contatti fondamentali tra il personale del reparto, i piccoli pazienti e i loro genitori; l’ospedale garantisce poi naturalmente il personale medico e infermieristico, mentre le associazioni provvedono alle figure di sostegno: uno psicologo, un educatore, un interprete, mentre i docenti della Scuola in ospedale effettuano dei corsi con bambini e genitori per insegnare le basi di lingua italiana.
Quello che mancava era, però, la presenza costante di figure di sostegno sul lato della lingua russa e della mediazione culturale. Per la maggior parte del tempo di degenza, quindi, i bambini erano a contatto con un ambiente linguistico a loro estraneo, con il quale non avevano possibilità di comunicare.
Grazie alla convenzione, alcuni studenti della sezione di russo saranno opportunamente selezionati e formati, per poter affiancare il personale medico sia fungendo da interpreti, sia organizzando attività di lettura e gioco per i piccoli ospiti del reparto, creando quindi per loro un ambiente più sereno, in cui potranno sentirsi a casa, grazie all’utilizzo della loro lingua madre.
Lo scopo è quello di fornire al personale del reparto una possibilità di comunicazione quotidiana e immediata con i pazienti russofoni e i loro genitori, oltre che coadiuvare lo psicologo nella sua attività che al momento soffre la barriera linguistica.
“Inoltre, si consentirà ai bambini russofoni di sentirsi un po’ più a casa, smussando il senso di disorientamento e le apprensioni che possono nascere in loro a causa delle barriere linguistiche anche coinvolgendoli in attività ludiche”, spiega Roberta Facchinetti, direttrice del dipartimento di Lingue e letterature straniere al momento della firma, “e sarà data la possibilità agli studenti di praticare “sul campo” la lingua russa”.
Gli studenti che vorranno partecipare saranno selezionati con una valutazione linguistica da parte dei docenti di russo del dipartimento e con una valutazione psicologica ad opera dello psicologo del reparto per essere certi che siano in grado di reggere la difficoltà emotiva di operare in un contesto simile.
Saranno poi formati per acquisire le competenze base per coadiuvare gli operatori del reparto, anche se non si richiederanno loro conoscenze specifiche in ambito medico, né saranno loro attribuite responsabilità di lavoro nel reparto, essendo la loro attività limitata all’interazione ludica e comunicativa con i bambini e con i genitori.
“Sono felice che il nostro dipartimento possa dare un aiuto a questi bambini e ai loro genitori, fornendo al tempo stesso un’occasione di crescita umana agli studenti di russo che saranno selezionati”, conclude Stefano Aloe, docente di Russo e tra i promotori del progetto. “Diverranno più fluidi nell’uso della lingua, questo è certo, e più “densi” nell’esperienza del mondo: il reparto di Oncoematologia pediatrica è un luogo duro, ma anche positivo, pieno di bambini che giocano e si conquistano la vita”.