I più recenti sviluppi delle politiche scolastiche, il reclutamento e la formazione degli insegnanti sono stati i temi chiave del convegno “La professionalità docente nella scuola”, l’incontro tenutosi venerdì 19 ottobre al polo Zanotto e organizzato dai dipartimenti di Scienze umane ed Economia aziendale, in collaborazione con l’Associazione nazionale formatori insegnanti supervisori, Anfis. La Regione Veneto, l’Ufficio scolastico regionale per il Veneto e il Comune di Verona hanno patrocinato l’iniziativa. “Anfis è l’associazione degli insegnanti che provengono dall’esperienza delle Ssis, le scuole di specializzazione all’insegnamento secondario – ha sottolineato il presidente Riccardo Scaglioni – e che quindi hanno già ricoperto incarichi di supervisione di tirocinio, di tutor coordinatori e di tutor di tirocinanti. Nella comunità insegnanti noi siamo fra coloro che hanno vissuto la collaborazione fra scuola e università e la formazione iniziale, quindi la nostra associazione è istante tutte le motivazioni più forti per far continuare queste esperienze”.
Obiettivo principale della giornata quello di fare chiarezza sulle modalità di formazione e reclutamento che si attuerebbero nel caso in cui il nuovo governo modificasse la legge 107 della “buona scuola” e il decreto legislativo 59/2017, che avevano articolato i percorsi del Fit su tre anni. “Ci sono già degli interessi costituiti, come, per esempio, gli studenti che hanno accumulato i 24 cfu universitari. Con le nuove modifiche cambierebbero anche i termini di tutta l’organizzazione della formazione iniziale – ha aggiunto Scaglioni. Per questi motivi chiediamo agli esperti come poter gestire la transizione dal vecchio al nuovo Governo e quale sia l’eventuale modello di riferimento.” Altro tema caldo della giornata quello del profilo docente come professionista, che manca di una prospettiva di carriera. A questo proposito il presidente Anfis evidenzia come “la possibilità di assumere i ruoli di tutor dei tirocinanti, di tutor coordinatore e di docente di laboratorio nelle università” debba essere “difesa, promossa e insieme a questa tutte le altre possibilità di sviluppo professionale nella ricerca e nella didattica in collaborazione con l’università”.
Mario Pittoni, presidente della settima Commissione in Senato, operante negli ambiti dell’istruzione pubblica e dei beni culturali, ha illustrato le modifiche che l’aggiornamento del decreto 59 del 13 aprile 2017 apporterebbe al sistema scolastico. “Un grosso problema per gli studenti in Italia è la scarsa continuità didattica, che invece è fondamentale. Nel 2016 la rivista specializzata “Tuttoscuola” ha segnalato lo spostamento di 250mila insegnanti. Una soluzione potrebbe essere il nuovo disegno di legge con il reclutamento su base regionale. Il meccanismo prevede che i concorsi rimangano nazionali ma vengano gestiti dai singoli uffici scolastici regionali, con la possibilità per i candidati di scegliere in assoluta libertà in quale regione candidarsi. Una volta scelta la regione, il confronto concorsuale avverrà solo con gli iscritti in quella regione.”
La senatrice Simona Malpezzi, della settima Commissione del Senato, sostiene la necessità di dare maggiore spazio al tema dell’infanzia e ai giovani che si stanno formando in università e che intendono intraprendere la strada dell’insegnamento. “Se oggi noi fossimo al governo la prima azione che faremmo sarebbe quella di snellire tutte le procedure, togliere burocrazia e fare in modo che la scuola possa davvero respirare, mettendo gli insegnanti nelle condizioni di rispondere alle esigenze del territorio in cui la loro scuola è inserita. Solo così si può rendere la scuola efficiente e capace di offrire quei presidi di sicurezza, cittadinanza e integrazione di cui la nostra società ha bisogno.”