Si è tenuto nella mattinata di giovedì 12 settembre il convegno “L’azzardo non è un gioco”, incluso nel ciclo di incontri “Riflessioni” all’interno del Tocatì e ospitato dall’ateneo. Per il terzo anno consecutivo l’università, il Festival internazionale dei giochi in strada e la rete di scuole “Scuola e territorio: educare insieme”, hanno voluto condividere con studenti e insegnanti delle scuole medie e superiori una riflessione sulle false lusinghe dell’azzardo, e su come esso utilizzi sempre più i canali del gioco che viaggia nel web.
Ad aprire i lavori è stato il rettore, Nicola Sartor, che ha evidenziato l’importanza del tema soprattutto per quanto riguarda i più giovani. “Con l’evoluzione data dallo sviluppo tecnologico diventa fondamentale rendere consapevoli i ragazzi che bisogna essere molto prudenti per non ricadere nel vortice della dipendenza”.
Roberto Leone, docente di Farmacologia dell’ateneo, ha proseguito sottolineando che “se il gioco è qualcosa di positivo, l’azzardo è tutt’altra cosa e i rischi sono molto elevati”. Rischi che si nascondono in maniera sempre maggiore nei giochi online e dietro le pubblicità ingannevoli, attirando con finti slogan le attenzioni dei più giovani, come ha spiegato nel suo intervento Cristiano Chiamulera, docente di Farmacologia al dipartimento di Diagnostica e sanità mentale.
Chiara Stella, insegnante e referente dell’iniziativa “Riflessioni” promossa dal Tocatì, ha voluto ribadire alla platea di giovani presenti nell’aula magna del Polo Zanotto quanto sia importante riconoscere e scorporare l’azzardo dal gioco, verso un uso del linguaggio che favorisca una maggiore consapevolezza:
È intervenuto anche Maurizio Fiasco, presidente di Alea, associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio, portando all’attenzione i numeri di un fenomeno che solo nel 2018 in Italia ha visto oltre 100 miliardi del reddito delle famiglie bruciati per le chimere dell’azzardo:
Ha chiuso il convegno il prestigiatore professionista Gianfranco Preverino che ha voluto dimostare ai ragazzi come il banco vinca sempre e sfrutti la naturale ricerca di gratificazioni per indurre a una dipendenza latente.