L’emergenza Coronavirus sta avendo pesanti ricadute sulla salute dei cittadini e sulla Sanità nazionale. Ma quali potranno essere le ripercussioni sull’economia italiana? Abbiamo fatto il punto con Federico Brunetti, direttore del dipartimento di Economia aziendale.
Le misure ipotizzate dal Decreto per aiutare le PMI potranno bastare, considerando che in Italia esistono tantissime micro imprese, spesso a conduzione familiare?
Intanto è importante che misure siano state prese e misure che coprono un ventaglio di situazioni piuttosto ampio. In questa fase, infatti, è fondamentale dare il senso che si sta affrontando il problema, diffondere la percezione che lo Stato è vicino alle imprese e alle famiglie, in ultima analisi trasmettere fiducia.
Difficile dire se potranno bastare: molto dipende dal grado di patrimonializzazione di ogni azienda e dalla capacità di resistere ad un periodo di riduzione o sospensione dell’attività – e naturalmente dalla durata del periodo di emergenza. Certamente gli aiuti, purché realmente accessibili senza eccessive complicazioni burocratiche, svolgono una funzione di sostegno sia sul piano pratico che sul piano morale.
Quali le ulteriori possibili conseguenze di questa crisi?
Allargando un momento la riflessione, l’emergenza in corso rende evidenti due ulteriori aspetti. Da un lato, il livello di interconnessione geografica ed economica che il sistema in cui viviamo ha raggiunto. È immediato, infatti, realizzare quanto ogni attività, ogni settore sia in connessione con gli altri, dando vita in definitiva ad un unico grande organismo in cui qualsiasi evento si propaga all’intero corpo. Dall’altro lato, questa crisi – che ha tutti i tratti del cigno nero, in quanto fatto raro, imprevedibile e di grande impatto – mostra quanto la salvaguardia delle imprese sia essenziale per la nostra vita. Abituati ultimamente a pensare alle imprese soprattutto per gli effetti negativi provocati dalla loro azione, siamo ora forzati a rovesciare la prospettiva e a considerare il valore che hanno, grandi o piccole che siano, non solo per la qualità della nostra vita tramite i beni ed i servizi proposti al mercato, ma anche per il reddito, l’identità e la sicurezza che garantiscono tramite le opportunità di impiego offerte.
La quarantena in casa sta facendo crescere l’e commerce, ciò avrà conseguenze una volta che finirà l’emergenza?
Certamente la forzata permanenza a casa intensifica il ricorso all’e-commerce per chi già ne fa uso e probabilmente ne favorisce la conoscenza e l’uso da parte di chi non vi si era ancora avvicinato.
È lecito dunque pensare che questo periodo di necessaria minore accessibilità delle alternative di acquisto contribuisca a consolidare e forse ad allargare la sua quota nel pacchetto di opzioni che ciascun consumatore ha a disposizione per soddisfare i propri bisogni di approvvigionamento.
E, in effetti, è più facile variare le abitudini a seguito di un evento traumatico che per un deliberato atto di volontà. Quando si impone a noi con la forza delle circostanze il cambiamento è più o meno volentieri accettato; quando invece sappiamo che sarebbe per noi benefico o anche ci è richiesto, ma non in modo ineludibile, i comportamenti sono molto più difficili da modificare – come le vicende collegate agli effetti sul clima stanno drammaticamente a dimostrare.
Però c’è da dire anche che il ricorso forzato all’e-commerce o comunque le modalità di acquisto fisico alterate (accesso contingentato ai punti vendita, ordine telefonico e successivo ritiro della merce senza possibilità di scelta, ridotte interazioni sociali) che stiamo sperimentando facciano percepire e risaltare gli aspetti positivi che il commercio in store presenta. In pratica, niente di nuovo sotto il sole: ci accorgiamo del valore di qualcosa nel momento in cui ci viene a mancare.
Quindi, senz’altro ci saranno delle conseguenze, di che segno saranno è però difficile dire, in quanto preferenze, comportamenti e reazioni al cambiamento da parte dei consumatori non si manifestano in modo univoco ma molto più probabilmente differenziato. Ciò che forse può valere per tutte le imprese della distribuzione, ciascuna con riferimento alla propria specifica realtà, è sfruttare l’opportunità offerta dalla situazione in atto per riflettere sul proprio modello di business e per capire come migliorare la propria offerta anche una volta che la tempesta sarà passata.