Laurearsi a Verona è sinonimo di accesso al mondo del lavoro. Lo confermano i dati del consorzio Almalaurea che, giovedì 11 giugno, nella sede romana del ministero dell’Università e della Ricerca, ha presentato il “Rapporto 2020 Almalaurea sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei laureati, XXII Indagine”. L’indagine è stata condotta su 7316 laureati dell’università di Verona, di primo e di secondo livello, usciti nel 2018 e intervistati a un anno dal conseguimento titolo e i laureati di secondo livello usciti nel 2014 e intervistati dopo cinque anni.
A un anno dalla laurea triennale è occupato l’85,1%, contro l’80,6 % del Veneto e il 74,1 della media nazionale. Ottimo anche il dato relativo ai laureati magistrali con un tasso di occupazione dell’83,3% a un anno dalla laurea (78,7% in Veneto e 71,7% media nazionale) e dell’89,4% a cinque anni (89,6% in Veneto e 86,8% media nazionale). Ma il rapporto di studentesse e studenti dell’Università di Verona con il mondo del lavoro inizia prima della laurea. L’ateneo investe sempre di più sul loro futuro professionale incentivandone il contatto con il mondo del lavoro grazie alla collaborazione con aziende, enti e organizzazioni del territorio e non solo. Secondo i dati Almalaurea il 79,7% dei laureati veronesi ha svolto tirocini riconosciuti durante il proprio percorso di studio, cifra che si attesta al di sopra della media regionale pari al 69,8% e alla media nazionale che si attesta sul 59,9%.
Per tutte queste ragioni l’università di Verona è stata promossa a pieni voti dai suoi laureati: il 90,6% di loro si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso (90% in Veneto e 90,1% a livello nazionale).
“Il nuovo rapporto Almalaurea – ha affermato il Magnifico Rettore dell’università di Verona, Pier Francesco Nocini – suggerisce che laurearsi all’università di Verona è un investimento per il proprio futuro. Grande soddisfazione per i dati sull’occupazione a un anno dal conseguimento del titolo che si attestano al di sopra della media regionale e nazionale. Il dato dipende dalla qualità dei percorsi formativi proposti dall’ateneo: 90,7 laureati su 100 sono soddisfatti del loro percorso di studi; ma certamente anche dalla grande capacità attrattiva del nostro sistema produttivo, sia territoriale che regionale. Per questo, seppure nella situazione di grande difficoltà che stiamo vivendo e che ha messo a dura prova anche il sistema accademico, posso affermare che la formazione universitaria resta una certezza da cui possiamo ripartire”.
L’intervista a Diego Begalli, delegato al Trasferimento della conoscenza e rapporti con il territorio: