Giovedì 2 luglio è stato siglato un protocollo d’intesa a sancire l’ingresso dell’ateneo tra i partner del progetto Opera, il primo osservatorio permanente dell’educazione al rispetto e all’autostima d’Italia, nato nel 2018 a Verona su spinta dello scomparso assessore all’Istruzione, Stefano Bertacco, per affrontare le criticità legate al mondo dei giovani e delle famiglie, fungendo al contempo da volano d’idee innovative.
Presenti all’atto della firma il sindaco di Verona, Federico Sboarina, la prorettrice dell’ateneo scaligero, Donata Gottardi, la coordinatrice del progetto Opera, Antonella Elena Rossi, la presidente della commissione comunale Politiche sociali Maria Fiore Adami e Alessandra Cordiano, docente di Diritto privato in università.
Il documento definisce le modalità di collaborazione per l’organizzazione di incontri di formazione genitori-docenti, in materia di orientamento scolastico e gestione dei conflitti. È prevista inoltre la realizzazione di laboratori pratici, anche alla luce dei cambiamenti che la scuola dovrà affrontare, a tutti i livelli, nel post Coronavirus.
Le linee guida rispondono a tre obiettivi programmatici: monitorare le emergenze educative in tutte le scuole di ordine e grado; essere un punto di ascolto e raccolta delle esigenze di genitori, insegnanti, dirigenti scolastici, operatori del settore e, da ultimo, creare servizi e progetti per prevenire comportamenti a rischio e sviluppare il benessere dei ragazzi. Per individuare gli ambiti d’intervento, è stato predisposto un questionario che, dal prossimo mese di ottobre, verrà distribuito a studenti, insegnanti, genitori e dirigenti delle scuole veronesi, partendo da alcuni istituiti pilota e poi allargandolo a tutta la città. Una volta conclusa la prima fase, l’università analizzerà i dati raccolti e darà un volto alla scuola veronese.
“L’Università vive nel territorio e migliora se tiene conto delle esigenze della città, definendo quello che può dare e chiedere per la crescita dell’intera comunità – ha dichiarato la prorettrice Gottardi – Da tempo il nostro ateneo viveva di due missioni, la didattica e la ricerca, ora ne ha sommata una terza che è l’implementazione delle scoperte e la collaborazione con il territorio. L’università, infatti, può mettere in campo le proprie competenze per affrontare il post pandemia e le emergenze che si sono venute a creare. Non solo di tipo sanitario, giuridico ed economico ma anche nel sociale, su temi quali l’educazione, l’autostima, aspetti spesso sottaciuti ma che riguardano tutti noi. Ecco perché vogliamo dare il nostro apporto e contribuire a migliorare il mondo scolastico veronese, nella sua interezza”.
“L’Università è un partner troppo importante per non essere coinvolto quotidianamente nella vita pubblica della città – ha sottolineato il primo cittadino Sboarina – “Sono orgoglioso del rapporto che abbiamo creato e delle tante iniziative messe in campo in stretta sinergia. È fondamentale che si collabori per il bene della città e del nostro territorio e che l’ateneo esca dalle aule mettendo a disposizione le proprie risorse, per una crescita reciproca”.
“Verona è una città che ha tantissime risorse e altrettanti talenti, con molteplici realtà che devono camminare insieme – ha concluso Rossi – L’auspicio e il progetto più alto è quello di far diventare l’Osservatorio una realtà stabile e un centro di ricerca e di stimolo per nuove progettualità e nuove collaborazioni, perché la comunità educante è fatta da una visione d’insieme. Ecco perché abbiamo voluto espandere l’Osservatorio anche all’Università e far partire quest’indagine, per capire come è cambiato il mondo della scuola post Covid. Vorremmo che questo progetto diventasse un contenitore anche di nuove idee, una struttura permanente in grado di accogliere tutti”.