La tecnologia come aiuto alle persone fragili è stata la tematica discussa nel webinar “La tecnologia al servizio del cittadino fragile”, che si è tenuto mercoledì 28 aprile, concentrando l’analisi sotto il profilo giuridico. L’incontro, inserito nel ciclo di incontri “Diffusioni: l’Università incontra la città”, rientra tra le attività del Centro per la Ricerca su Diritto, Tecnologie e Cambiamenti “IUSTeC” nell’ambito del Progetto di Eccellenza MIUR 2018 – 2022 del dipartimento di Scienze giuridiche dell’ateneo di Verona. Ha collaborato il Polo scientifico didattico studi sull’impresa Vicenza, Fondazione studi universitari di Vicenza e il Tribunale di Vicenza.
Ad inaugurare l’incontro sono stati i saluti di Mario Roberto Carraro, presidente della Fondazione studi universitari di Vicenza, a seguire quelli del professore Stefano Troiano, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche, Paola Signori, presidente del collegio didattico di Economia e innovazione aziendale, e Alberto Rizzo, presidente del Tribunale di Vicenza. Hanno preso la parola i docenti di Diritto privato Eugenio Fazio dell’università di Messina, Mauro Tescaro dell’università di Verona, Arianna Fusaro e Stefano Delle Monache dell’università di Padova. A moderare è stato Alessio Zaccaria, docente emerito di Diritto privato dell’università di Verona.
Ogni intervento ha analizzato il legame, sempre più intenso, tra la tecnologia e il cittadino fragile, ovvero chi è ritenuto incapace davanti alla legge, comprendendo per la maggior parte persone anziane o affette da malattie mentali o interdette. Mai come in questo momento, la tecnologia è un’opportunità per tutti, ma al tempo stesso può essere un rischio facendo emergere il fenomeno del digital divide.
“Si può auspicare che in mondo ideale, tutti i tribunali si facciano carico delle situazioni di difficoltà, anche minima, e quindi che sottopongano tutti gli anziani, ad almeno una protezione istituzionalizzata. Ma è praticamente impossibile che ciò avvenga in tempi brevi – afferma Mauro Tescaro – Quindi si pone il dubbio se non sia preferibile aspettare a proclamare nuove tutele fino a che non siano predisposti i mezzi necessari per effettuarle concretamente”.