Si è svolto a Trento il 4 giugno, nell’ambito del Festival dell’economia, l’incontro “Cambiamenti climatici e nuova frontiera del nucleare”, un dialogo su come l’energia nucleare potrà contribuire alla transizione ecologica nonostante le tante difficoltà in termini di costi e realizzazione.
L’evento ha visto la partecipazione di alcuni esperti del settore tra cui Federico Testa, docente di Economia e gestione delle imprese dell’università di Verona e presidente di Enea dal 2015 al 2021, Jacopo Giliberto, giornalista de Il Sole 24 Ore e di Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, oltre che presidente di Exalto e Gian Battista Zorzoli, presidente dell’Associazione italiana economisti dell’energia.
“Non dobbiamo negarci nessun tipo di ricerca e sviluppo sulle nuove tecnologie perché potrebbe comunque nascere, anche nell’ambito del nucleare, qualcosa di nuovo, che oggi non si può ipotizzare” – ha affermato Testa. Il professore ha inoltre sottolineato come “il progetto internazionale Iter sulla fusione nucleare siglato nel 2005 e operativo dal 2007 è ancora vivo, e questa soluzione potrebbe portare alla produzione di notevoli quantità di energia pulita grazie alla costruzione di un impianto a fusione di dimensioni paragonabili a quelle di una centrale elettrica convenzionale”. Iter è un progetto unico che mira a costruire la macchina per la fusione più grande al mondo. Promuovendo l’innovazione e la collaborazione internazionale, il progetto crea crescita economica e opportunità di lavoro, ponendo nel contempo l’Ue in prima linea nella ricerca mondiale sulla fusione.
Nel corso del dibattito Jacopo Giliberto ha evidenziato come il processo di energia nucleare abbia tanti vantaggi ma anche grandissimi problemi, come quelli legati ai suoi costi, alla radioattività e allo smaltimento dei rifiuti. “L’unica prospettiva – ha dichiarato Giliberto – è la tecnologia legata alla fusione raggiungibile forse fra trent’anni”.
Silvestrini si è invece concentrato sui costi del nucleare, evidenziando come il futuro del nucleare potrebbe essere legato a piccoli reattori modulari, anche se sarà comunque difficile competere con le energie rinnovabili le cui tecnologie sono in continua evoluzione. Sulla stessa linea Zorzoli, secondo cui è complicato che “la soluzione si possa trovare nei reattori di quarta generazione perché, anche qualora venissero realizzati come si ipotizza entro il 2050, i loro vantaggi dovrebbero essere comparati con le energie rinnovabili che puntano alla copertura totale del fabbisogno internazionale e che nel frattempo sarebbero sempre più diffuse ed efficienti”.