Presentata il 25 ottobre a Palazzo Giuliari in occasione di un incontro con i giornalisti Marja Nesterova, docente della National Pedagogical Dragomanov University di Kiev, oggi all’università di Verona per proseguire il suo lavoro scientifico e didattico interrotto a causa della guerra. Presenti Felice Gambin, delegato del Magnifico Rettore all’Internazionalizzazione, Emanuela Gamberoni, referente del Magnifico Rettore per la Cooperazione allo sviluppo internazionale e Marco Bonato, vicedirettore della Caritas Diocesana veronese.
Nesterova ha raccontato la sua storia professionale e di vita dalla fuga dal conflitto a marzo di quest’anno all’arrivo in Italia prima all’università di Genova, accolta da alcuni colleghi, poi al nostro ateneo grazie al bando Ukranian Academics and Researchers at the University of Verona, Uare@Univr. Il progetto mira a sostenere l’attività di ricerca e accademica di studiose e studiosi provenienti dall’Ucraina, in regime di protezione temporanea.
“Mi piace molto questo Paese, accogliente e bello come la mia terra natia – ha dichiarato Nesterova – così ho iniziato a cercare offerte presso altri atenei e ho individuato l’università di Verona, con le attività del Centro di Studi interculturali diretto dal docente Agostino Portera che si focalizza su ricerche scientifiche di grande interesse per me. Ho capito subito che questo era il mio sogno, per la piena corrispondenza con i miei interessi scientifici: questo è stato il fattore decisivo per partecipare al programma Uare@Univr di ateneo e avere l’opportunità di essere ospitata. Fortunatamente Portera ha supportato la mia aspirazione e per questo gli sono molto grata. Voglio ringraziare anche Anna De Salvo, dell’ufficio Ricerca internazionale ed Emanuela Gamberoni, responsabile del progetto di accoglienza, per il loro aiuto pratico e il supporto molto amichevole. L’attuale situazione è differente rispetto ai consueti programmi di mobilità internazionale. Io sono stata costretta a scappare da sola con quattro figli e generalmente i programmi di scambio universitario non sono adatti a gestire questo tipo di scenario”.
“L’azione congiunta tra Cooperazione allo sviluppo internazionale e Internazionalizzazione di ateneo, nella persona del delegato e collega Felice Gambin – ha spiegato Gamberoni – ha previsto due posizioni di mobilità in ingresso, ciascuna per un anno per un totale di 40 mila euro. Mi preme sottolineare che tale accoglienza è stata resa possibile grazie a un quotidiano lavoro di rete interno e territoriale per affrontare in maniera coordinata ed efficace tutti gli aspetti connessi a queste azioni. Mi riferisco all’impegno e alla disponibilità dei nostri uffici centrali e dipartimentali, al supporto di Isu (International Students Union) al partenariato locale. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto desidero esprimere un sentito grazie all’intervento di Caritas Diocesana veronese con cui è stata trovata una soluzione alloggiativa che ha consentito di accogliere la collega con la sua famiglia, con i suoi figli”.
L’iniziativa non esaurisce le attività messe in campo dall’università di Verona per accogliere cittadine e cittadini ucraini in fuga dal loro Paese. “Abbiamo accolto – ha aggiunto Gambin – per l’anno accademico 2021-2022 35 studentesse e studenti di nazionalità ucraina esonerati dal pagamento della seconda e terza rata di iscrizione all’università. L’ateneo ha, inoltre, finanziato una borsa di dottorato a una dottoranda ucraina titolare di protezione temporanea, per un progetto sul multilinguismo e le politiche linguistiche in Ucraina. Grazie al bando Uare è in arrivo a novembre un’altra studiosa proveniente dalla Borys Grinchenko University di Kiev”.