Un incontro all’insegna della riflessione e del ricordo delle donne vittime di violenza. Questo il filo conduttore del dialogo fra Michela Nosé, presidente del Cug – Comitato unico di garanzia Univr, Marina Garbellotti, docente di Storia moderna dell’ateneo e Nadia Maria Filippini, autrice di “Mai più sole contro la violenza sessuale. Una pagina storica del femminismo degli anni Settanta”. È intervenuta anche Olivia Guaraldo, delegata del Rettore per il Public engagement. L’incontro si è tenuto il 24 novembre scorso al Palazzo della Gran Guardia, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che ricorre il 25 novembre.
“L’ateneo” – ha affermato Michela Nosé – “è impegnato nella promozione della cultura del rispetto e contro ogni discriminazione di genere”. “Il racconto di eventi storici in un libro fanno sì che questi eventi si distacchino dal momento in cui si sono svolti e acquistino nuovi significati nel momento attuale” – ha proseguito Nosé – , sottolineando l’importanza degli eventi riportati, in quanto significativi non solo per chi li ha vissuti, ma anche agli occhi delle nuove generazioni.
Il libro racconta con materiali inediti l’iniziativa politica che, nel 1976, ha segnato la storia del femminismo italiano quando, in occasione di un processo per stupro, il movimento femminista veronese si mobilitò in favore della vittima. La pagina storica a cui fa riferimento il titolo riguarda proprio la città di Verona. Per la prima volta in Italia il movimento delle donne d’intesa, insieme alla parte civile, chiese che il processo si svolgesse a porte aperte per portare a conoscenza dell’opinione pubblica le gravi distorsioni del codice penale che derubricava il reato di stupro tra i delitti contro la morale e non contro la persona.
Marina Garbellotti ha poi ricordato l’importanza di questo movimento. Grande è stata la solidarietà dimostrata dalle donne nei confronti della vittima. “Stiamo insieme ora per non essere mai più sole” cita proprio un manifesto appeso in piazza dalle femministe durante il processo.
L’autrice del volume, Nadia Filippini, che è anche socia fondatrice della Società Italiana delle Storiche, ha sottolineato quanto questo processo sia stato importante non solo perché fu il primo a porte aperte, ma anche perché fu la prima volta in cui un tribunale veniva accusato di maschilismo e in cui è stata messa sotto accusa la vittimizzazione secondaria. Gli avvenimenti descritti nel libro sono più che mai attuali. “Ancora oggi” – prosegue Filippini – “la cultura solidale con lo stupro lo porta ad essere socialmente accettato e minimizzato attraverso atteggiamenti e linguaggi, anche dei giudici e dei media, che giustificano l’uomo”.
“Questo testo mancava in quanto strumento per raccontare la storia delle donne nel modo giusto” – ha affermato Olivia Guaraldo, ricordando che la violenza subita dalla giovane è stata doppia, a causa delle domande che le hanno rivolto sia le forze dell’ordine sia i giudici. Questo elemento emerge anche da un’intervista alla ragazza, presente nel libro e letta durante l’incontro da Sara Bigardi e Laura Sebastio, che hanno prestato la loro voce per esprimere l’indignazione di tutte le donne. Durante l’evento sono state mostrate immagini, documenti e video inediti riguardanti il processo e le dimostrazioni pubbliche a opera delle femministe.