La seconda settimana di Veronetta Contemporanea Festival, evento culturale promosso dall’università di Verona, insieme all’Accademia Filarmonica e al Comune di Verona, con il contributo dell’Esu e in collaborazione con Agsm-Aim, ha preso il via con nuovi, originali incontri.
La giornata di lunedì 11 giugno ha visto protagonista Patrizia Valduga, una delle voci più originali della poesia italiana contemporanea.
Massimo Natale, docente di Letteratura italiana in ateneo e moderatore dell’incontro, ha aperto l’evento in modo inusuale, introducendo al pubblico la poetessa Patrizia Valduga con diverse citazioni di poeti riguardanti lei e la sua poesia. Questa rubrica, denominata da Natale “dicono di Patrizia Valduga”, ha stabilito sin da subito il tono allegro dell’evento. Tra le citazioni, anche quella del compagno di Valduga, Giovanni Raboni, di cui, però, Massimo Natale non ha rivelato subito il nome, chiedendo alla poetessa di indovinare: “Ci si aggira con smarrimento e delizia nel labirinto di questi quattrocento versi. Un labirinto dal quale non si vorrebbe mai uscire. La sua poesia amorosa, anzi, il suo turpiloquio amoroso vuole essere il latino del desiderio, una lingua intraducibile che preserva e perpetua il suo mistero.” Il riconoscimento immediato da parte della poetessa ha particolarmente colpito il numeroso pubblico presente all’evento.
La serata è proseguita poi con un riattraversamento cronologico delle opere principali della poetessa, tra cui Medicamenta (1982), La tentazione (1985), Donna di dolori (1991) e Requiem (1994). Patrizia Valduga ha recitato alcune poesie tratte dalle diverse raccolte, con una recitazione sentita che ha emozionato gli spettatori.
Massimo Natale è riuscito poi ad esplorare il rapporto della poetessa con la poesia, con i suoi poeti di riferimento e con la sua opera di traduzione, riuscendo anche a farci raccontare alcuni aneddoti personali. È emersa così una panoramica completa del lavoro e dell’arte di questa autrice.
A proposito della poesia, Patrizia Valduga ci ha raccontato che: “La poesia è una cosa che si ha nel sangue, non si può imporla, cercare di renderla appetibile o “di moda”. La poesia, quella vera, è una cosa per pochi, che coltivano magari solo leggendola. Invece la ‘simil poesia’, la degradazione e l’impoverimento della poesia vera, piace tanto e non c’è bisogno di propagandarla. Diceva D’Annunzio: ‘La mia lingua mi appartiene come il più potente dei miei istinti’. Chi si dedica alla letteratura, all’arte e alla musica è una persona che ha una ferita, una mancanza. Questi disgraziati trovano pace lì, nel fare una cosa che interessa a pochi”.
Il pubblico è rimasto affascinato e divertito dalla sua genuinità e dalla passione con cui ha recitato i suoi versi. Un incontro che ha confermato il suo ruolo di figura centrale nella poesia e nella traduzione italiana.
Veronetta contemporanea festival proseguirà fino al 15 giugno, al Polo Santa Marta, con un ricco cartellone di eventi.