Agostino Portera, direttore del Centro studi interculturali di ateneo e docente di pedagogia interculturale, Maurizio Corte, docente di Giornalismo interculturale nel nostro ateneo e Andrea Iacomini, addetto stampa di Unicef Italia hanno partecipato ad uno degli incontri del ciclo di conferenze indetto dal Comitato Provinciale dell'Unicef in collaborazione con l'università e gli studenti degli istituti cittadini.
L’educazione prima di tutto. Agostino Portera ha raccontato come alla base di una società multiculturale com’è la nostra, ci debba essere anzitutto l’educazione. “Ma cosa intendiamo noi per educazione? – si è chiesto Portera – educare significa innanzitutto tirare fuori tutte le potenzialità che l’uomo ha in sé ma da solo non è in grado di sviluppare. Ma educare significa anche nutrire”. Abbiamo bisogno, cioè, di un nutrimento umano che si trova nella società. Senza la cultura, l’arte, la scienza e soprattutto senza l’incontro con gli altri noi non saremmo ciò che siamo. "Noi dobbiamo andare verso un’educazione che non sia solo multiculturale ma profondamente interculturale – ha concluso Portera-. Deve, cioè, basarsi sull’interazione tra le diverse culture".
L’educazione nei mass media. “La funzione principale dei media – ha spiegato Corte – dovrebbe essere quella di fornire al pubblico gli strumenti per interpretare la società”. Spesso però, soprattutto nei media italiani, non è così. Infatti la nostra società, pur essendo multiculturale, non riesce a fare quel passo in più che le permetterebbe di diventare interculturale. L’immagine che i media danno della diversità culturale è, purtroppo, molto stereotipata e basata su pregiudizi consolidati. “Si parla degli stranieri – ha detto ancora Corte – quando commettono qualche atto illecito o quando commuovono”. Questa immagine che viene veicolata in giornali, telegiornali e radiogiornali è profondamente sbagliata perché non permette alle nuove generazioni di formarsi una coscienza interculturale e rischia di portare anche a gravi scontri, causati proprio dalla mancanza di dialogo e interazione.
Un’immagine diversa. Ciò che si propone di fare l’Unicef è sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo a questi e molti altri temi, cercando una connessione – “Purtroppo molto spesso assente – ha detto Iacomini – tra sé e i media". L’idea è quella di veicolare i propri messaggi attraverso la stampa, la televisione e soprattutto sensibilizzando le nuove generazioni ai temi sociali. È quanto è accaduto durante questa tavola rotonda, in cui molti giovani sono intervenuti per dire la loro sui temi dell’interculturalismo e dell’educazione nei media.