Molti sono gli stimoli che quotidianamente distolgono la nostra attenzione da quello che stiamo facendo in un determinato momento. In questo processo il nostro cervello sa esattamente quando si sta verificando un errore, anche se spesso noi non ce ne rendiamo conto. I segnali che il cervello invia mentre cerca di catturare l’attenzione o l’errore sono stati analizzati da Chiara Della Libera, dell’università di Verona, e da Giuseppe Di Pellegrino, docente dell’ateneo bolognese, nell’incontro “Successi, insuccessi ed errori: ecco come s’impara” introdotto da Leonardo Chelazzi, docente dell’ateneo scaligero.
I meccanismi dell’attenzione. In ogni momento della giornata veniamo colpiti da migliaia di stimoli diversi. L’attenzione deve per forza escludere tutto quello che in quel momento non è importante focalizzandosi solo sugli elementi effettivamente utili? “L’attenzione è un filtro necessario e potentissimo da usare in modo ottimale – ha spiegato Chiara Della Libera -. Selezionare una cosa irrilevante può essere pericoloso, ma il cervello lo fa senza che ce ne accorgiamo. Il che non è sempre negativo. Pensiamo alle innumerevoli situazioni nelle quali, accorgerci di quello che ci accade intorno può salvarci. Gli stimoli che riesono a passare il filtro dell’attenzione, sono proprio quelli che influenzano il comportamento.” Anche l’attenzione può essere soggetta ad apprendimento. Le persone che sono spesso esposte a una selezione degli elementi critici in una scena diventano sempre più esperti. Più pratica si fa con il contesto, più bravi si diventa insomma. “Conta molto la pratica, ma quello che conta ancora di più sono le conseguenze delle nostre azioni – ha illustrato Della Libera -. In questo senso, incidono particolarmente le conseguenze considerate gratificanti. I circuiti del piacere, che sono localizzati nel cervello, assegnano un valore alle informazioni sulla base delle gratificazioni associate a quell’evento. In pratica, insegnano al resto del cervello quali oggetti sono importanti.”
Anche l’errore attiva il cervello. Un ambiente mutevole esige un comportamento flessibile. La capacità di cogliere dall’ambiente un feedback sulle nostre azioni, è fondamentale per “correggere il tiro” quando è necessario. La sede del comportamento flessibile è localizzata nel lobo frontale, in particolare nell’area della corteccia cingolare anteriore. “La corteccia cingolare anteriore è la parte del cervello che matura più tardi ma che declina più in fretta – ha detto Di Pellegrino -. Questa area è in grado di comunicare con la parte più razionale del nostro cervello ed è collegata direttamente con il sistema motorio. E’ una zona di per sé premotoria che ci rende più pronti all’azione. Un problema di quest’area è che si attiva troppo spesso, in quasi tutte le situazioni. A circa 100 millisecondi dall’errore, l’area si attiva – ha continuato Di Pellegrino -. E’ una segnalazione automatica dell’errore da parte del cervello e del quale il soggetto può anche non accorgersi.”