“Il modo, la fine dell’occidente, l’attesa”. Con queste parole chiave Jean-Luc Nancy ha sintetizzato la situazione dell’Occidente oggi. Una posizione, quella del filosofo noto a livello mondiale, che è emersa oggi durante un incontro al Polo Zanotto a cui hanno partecipato numerosi studenti, docenti, ricercatori e cittadini. Nel pomeriggio, infatti, Nancy è intervenuto sul tema “L’Occidente è forse – un accidente?” A partire dalla radice che accomuna le parole "occidente" e “accidente", il filosofo ha provato a spiegare la situazione in cui versa oggi l’Occidente, l’unica civiltà che è riuscita a globalizzarsi.
Per lungo tempo questa civiltà, secondo Nancy, ha avuto il significato di una fuga in avanti, la tensione di un progresso illimitato. Considerata oggi essa ha l’effetto di un disastro diffuso, di un vagare nel vuoto, senza più alcun senso dell’orientamento. E se la filosofia dovesse venire in aiuto per spiegare la situazione attuale, bene, dice Nancy “ oggi dobbiamo considerare che con la fine dell’Occidente c’è anche la fine della filosofia. Della filosofia intesa come visione o immagine del mondo. Non possiamo più pensare che la filosofia, come le altre scienze tra cui la fisica, siano in grado di dare una rappresentazione del mondo che presuppone di essere fuori dal mondo per osservarlo. Non esiste più un punto di vista esterno da cui guardare il mondo.
Jean-Luc Nancy è una delle figure più significative del panorama filosofico contemporaneo. Per la prima volta in ateneo, invitato dai ricercatori del centro Orfeo – suono, immagine, scrittura del dipartimento di Filosofia, Pedagogia e Psicologia. Allievo del caposcuola del “decostruzionismo” Jacques Derrida, ha sviluppato un originale percorso di pensiero e un lavoro di ricerca intensissimo, cominciato ormai quarant’anni fa, e il cui prodotto più recente è quello ch’egli definisce un tentativo di “decostruzione del cristianesimo”. Il suo libro a tutt’oggi più famoso rimane forse La comunità inoperosa, pubblicato in Francia nel 1983, con cui ha segnato una piccola sovversione nella recente filosofia della politica, suscitando un dibattito al quale hanno partecipato a diverso titolo, tra gli altri, Maurice Blanchot, Giorgio Aagamben, Roberto Esposito.
"In questi tempi,come si suol dire, di "crisi" – ha aggiunto Tommaso Tuppini, ricercatore di Storia della filosofia dell’ateneo e organizzatore dell'evento – siamo molto contenti di ospitare un filosofo come Jean-Luc Nancy. Il suo pensiero ci insegna, infatti, come l'esperienza della crisi non sia soltanto qualcosa di depressivo, un episodio da dimenticare, un accidenti dell'esistenza, ma anche un momento altamente formativo, una sfida da raccogliere, un'occasione che può essere mancata oppure sfruttata. Ricordiamoci, ad esempio, che proprio la storia della filosofia contemporanea comincia come una riflessione sulla "crisi". Cos'altro è, infatti, la famosa "Critica della ragion pura" di Kant? "Critica" e "crisi" sono parole che vengono dalla stessa radice, il greco "krisis", che significa decisione, spartizione, fessura. Ogni età di crisi è un'età "decisiva", un tempo di sommovimenti, un momento forse difficile, di fronte al quale la reazione peggiore sarebbe quella di fare semplicemente finta che nulla stia accadendo, che le cose stanno continuando ad andare avanti come prima".
Ascolta l'intervista realizzata dai redattori di Fan a Nancy
17.09.2014
RD