Parte dall’area di Scienze motorie del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell'università di Verona il cammino della rete europea Mitoeagle, ideata da Erich Gnaiger dell’università di Innsbruck per migliorare le conoscenze sulla funzione mitocondriale, responsabile di più del 90% dell’energia necessaria per sostenere la vita. Per fare il punto sul progetto esperti da tutta Europa si sono dati appuntamento all’università di Verona dal 15 al 17 novembre a palazzo Giuliari. Il workshop nasce con l'obiettivo di creare un'occasione di incontro e confronto per discutere dei recenti sviluppi di una metodica di indagine innovativa che si sta diffondendo rapidamente in molte nazioni.
Il progetto. Il team dei ricercatori scaligeri composto da Federico Schena, Carlo Capelli, Elisa Calabria e Massimo Venturelli, ha iniziato le sue attività in questo ambito grazie a un progetto di cooperazione internazionale tra Scienze motorie e l’università di Innsbruck e, successivamente, attraverso un joint project su “Biomarcatori funzionali del rischio di fragilità nelle diverse fasi dell’invecchiamento” realizzato in collaborazione con l'azienda Oroboros Instruments. Le tecniche messe a punto nel progetto consentono di valutare la funzione mitocondriale, abitualmente misurata tramite biopsie muscolari, su campioni di sangue, ottenendo un'attendibile valutazione della bioenergetica cellulare. Le alterazioni energetiche mitocondriali sono state associate a numerose malattie neurodegenerative (Alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica) e neoplastiche. La fase successiva vedrà gli scienziati al lavoro sulle relazioni con i processi di invecchiamento e le condizioni di maggiore fragilità presenti in età avanzata.
Le ricadute. “L’idea di Mitoeagle – spiega Elisa Calabria – è sviluppare e validare un approccio integrato alla funzionalità biologica che, attraverso l’analisi del mitocondrio, il ‘motore della cellula’, permetta una valutazione a più livelli del funzionamento normale. La ricerca che portiamo avanti a Scienze motorie sulla respirazione mitocondriale delle cellule del sangue consentirà di individuare alterazioni legate a cause patologiche e/o legate a un “cattivo” invecchiamento”. “Le nostre esperienze sull’esercizio fisico negli anziani, sani o fragili – afferma Schena – si inseriscono in modo sinergico in questa progetto europeo, anche sfruttando le opportunità offerte dal nuovo Centro Healthy Ageing e i risultati ottenuti avranno molteplici implicazioni pratiche. La fragilità dell’anziano è una condizione critica dell’invecchiamento che peggiora drammaticamente la qualità della vita della persona. La possibilità di individuarla precocemente in soggetti a rischio e modificarla attraverso adeguati programmi di attività fisica è una sfida che siamo pronti a cogliere anche attraverso questo progetto europeo".
11/11/2016