“Sono un forte sostenitore dell’idea che i docenti universitari debbano trasmettere conoscenza ed esperienze e debbano anche stimolare vocazioni alla carriera accademica, cercando di dare una immagine positiva della stessa”. È questo il pensiero di Enzo Bonora, direttore della Scuola di specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo e della Divisione di Endocrinologia, Diabetologia e Malattie del metabolismo della Aoui di Verona. Per il suo impegno nella didattica, oltre che nella ricerca, è stato insignito del premio Docente dell’anno del corso di laurea in Medicina e chirurgia 2020. Enzo Bonora, docente nell’ateneo scaligero dal 1983 e ordinario dal 2001, è impegnato in attività di ricerca soprattutto in tema di diabete ed ha pubblicato oltre 300 lavori su riviste internazionali. È stato presidente della Società Italiana di Diabetologia nel biennio 2014-2016.
“Professore, ci faccia un racconto delle attività didattiche e del suo rapporto con gli studenti.”
Faccio lezioni agli studenti fin da quando ero un giovane ricercatore. A quell’epoca solo occasionalmente, in tempi recenti con regolarità. E mi è sempre dispiaciuto che le lezioni del mio corso fossero solo una quindicina all’anno. Per questo ho sempre proposto corsi elettivi. Per avere un maggiore numero di occasioni di interagire con gli studenti.
La posizione accademica include lo svolgimento di attività didattiche che non sono eludibili e che richiedono impegno e passione, oltre che scrupolo e rigore, conditi da una capacità relazionale che deve creare una atmosfera di rispetto reciproco fra docenti e discenti. I benefici sono bidirezionali. Il docente dà ma anche riceve. Cerco sempre di coinvolgere gli studenti nella discussione. A me piace fare lezione. Mi piace molto. Mi piace condividere le mie conoscenze coi ragazzi e raccontare delle mie esperienze cliniche. Mi piace quando vengono a fare domande a fine lezione. Mi piace quando mi mandano mail per chiedere qualcosa in più. Quest’anno al mio corso elettivo si sono iscritti in oltre 40 e ne sono stato felice. E mi è piaciuto anche se è stato fatto a distanza. Mi è piaciuto vedere che tutti quei ragazzi si collegavano con me nel tardo pomeriggio e restavano tutti connessi fino a ora di cena. Mi è piaciuto vedere le loro facce sul video, così come mi piace vederle in aula.
“Qual è per lei il significato del riconoscimento “docente dell’anno”?”
Cerco di fare in maniera che le lezioni siano utili e gradevoli e se gli studenti le giudicano tali e giudicano positivamente quello che offro loro in aula sono ovviamente molto contento e onorato. Lo dico sempre agli studenti alla fine del corso che per me è un onore e un privilegio poter essere un loro docente e aver contribuito alla loro carriera professionale.
È la prima volta che ottengo un esplicito riconoscimento sul fatto che le lezioni sono state apprezzate e credo che serva da carburante per alimentare la determinazione a continuare con impegno nei pochi anni che mi separano dalla quiescenza. E so che le lezioni fra qualche anno mi mancheranno tantissimo.
“Ci racconti un episodio a cui è particolarmente legato.”
Qualche anno fa a lezione una studentessa sedeva sempre in prima fila. Solitaria. Taciturna coi compagni di corso. Prendeva molti appunti, ma non faceva domande durante la lezione. Veniva, però, a volte, alla fine della lezione a chiedere qualche chiarimento. Avevo notato che era magra, ma solo con la stagione dei vestiti più leggeri, a fine corso, mi sono accorto di quanto lo fosse. E ho capito che aveva probabilmente un disturbo del comportamento alimentare, sospettavo l’anoressia. Non le ho detto nulla finché non è venuta a fare l’esame. Mi sono ispirato alla differenza che c’era fra la foto del suo viso sul libretto e il suo viso attuale, pallido e magro e mi sono buttato. Le ho chiesto se ci fosse qualche problema perché la vedevo dimagrita e poi le ho chiesto se avesse problemi con il cibo. Mi ha risposto di sì ma che voleva cambiare. Qualche tempo dopo è venuta nel mio studio e ne abbiamo parlato. Le ho dato l’indirizzo mail di mia figlia, psicologa, che lavora proprio in quell’ambito della psichiatria. So che poi si sono sentite e che effettivamente si è appoggiata per molto tempo al centro specializzato che c’è al Policlinico, credo con buoni risultati perché un giorno mi ha mandato una mail per ringraziarmi e, in seguito, è venuta a ringraziarmi sua madre. Probabilmente sono stato troppo intrusivo, ma sento molto vicini quei ragazzi che vengono e lezione.