Fin dall’apertura, a febbraio di quest’anno, la Casa Museo di Palazzo Maffei ha attirato moltissimi visitatori, che hanno potuto godere della straordinaria collezione di opere d’arte, fino a quando le disposizioni di legge, alla luce dell’emergenza sanitaria, lo hanno consentito. E fin da subito la Casa Museo ha attivato un’importante collaborazione con l’ateneo scaligero, il cui primo passo è stato “La scienza nascosta nell’arte”, rassegna di incontri online gestita da studentesse e studenti magistrali di Beni culturali. Grazie a questa iniziativa, promossa da Palazzo Maffei in collaborazione con il Teatro Nuovo di Verona e con il dipartimento di Culture e civiltà dell’ateneo, ragazze e ragazzi hanno svelato i collegamenti tra le opere d’arte di palazzo Maffei e altre discipline scientifiche. I video sono disponibili sulla pagina Facebook dell’ateneo.
Abbiamo chiesto a Vanessa Carlon, vicepresidente e direttrice della Fondazione Luigi Carlon, che gestisce il museo, di raccontarci come è nata questa collaborazione con giovani studentesse e studenti dell’ateneo
La collaborazione con l’ateneo è nata su proposta di Valerio Terraroli, docente di Storia della critica d’arte, museologia e storia delle arti decorative in ateneo, che ha pensato di fare un tirocinio per gli studenti del suo corso. Il professor Terraroli, coadiuvato dalla professoressa Monica Molteni, ha formato gli studenti sulla collezione, sul palazzo e sulla storia della nascita del museo e, successivamente, alcuni studenti si sono dimostrati disponibili per iniziare un rapporto di collaborazione con Palazzo Maffei Casa museo, svolgendo attività di mediazione culturale. I visitatori della Casa museo, quindi, incontrano lungo il percorso gli studenti e li riconoscono perché indossano una spilla con scritto “ask me”. Gli studenti sono brillanti e disponibili e i visitatori non sono intimoriti a chiedere, anzi apprezzano molto le spiegazioni.
Quanto è importante coinvolgere i giovani studenti in questi progetti?
Coinvolgere i giovani è importante sia per i giovani stessi che per il museo, si innesca un circolo virtuoso a doppio senso: gli studenti muovono i primi passi professionali nel settore di loro interesse, entrando in contatto con direttori di altri musei, giornalisti e professionisti, avendo l’opportunità di farsi apprezzare e di vedersi aprire future opportunità professionali. Per il museo, l’entusiasmo dei ragazzi porta linfa per nuove iniziative, come “La scienza nascosta nell’arte” che è nato proprio in un dialogo con uno studente, che ha fatto scaturire l’idea di un progetto didattico sulle molteplici connessioni fra le due discipline, con il desiderio di accendere in altri giovani una scintilla di curiosità trasversale.
Per il futuro prevedete altri nuovi progetti di questo tipo?
Sicuramente Palazzo Maffei desidera proseguire l’attività con gli studenti e con l’Ateneo, con cui è stata firmata una convenzione.
L’apertura della collezione di Palazzo Maffei al pubblico potrebbe contribuire al rilancio di attività culturali in una città come Verona, ricchissima di storia e arte, ma recentemente bocciata come candidata a Capitale della cultura?
È un grande dispiacere che Verona non diventi capitale della cultura ma sono sicura che le giuste sinergie la sapranno valorizzare al meglio.
Elisa Innocenti