“Onestamente non s’era mai vista in un solo evento in Università la presenza di tante celebrità tutte assieme: da Zucchero a Edoardo Bennato, da Bobby Solo a Ricky Gianco, da Gigliola Cinquetti a Shel Shapiro, da Morgan a Jerry Calà, da Tito Schipa jr a Gianna Nannini, per non scordare alcuni giganti della cultura come Alessandro Portelli, Alessandro Carrera, Franco Minganti; e tutto il resto, la base, il contorno non periferico, che solo rende possibile il conseguimento delle altezze…Insomma, non certo per inorgoglirsi, però con l’happening organizzato per gli 80 anni di Dylan abbiamo raggiunto obiettivi che raramente ci capita di centrare. A Verona, alla sua gente, alla sua Università nulla è precluso”. Con queste parole Sergio Noto, promotore di “Verona Happy Birthday Bob Non-Stop”, evento che l’ateneo ha dedicato, lunedì 24 maggio agli 80 anni di Bob Dylan, tira le fila di una giornata che ha avuto grande rilevanza tra la comunità universitaria, la cittadinanza e tutti gli appassionati di Bob Dylan, per primi grandi artisti e artiste che hanno voluto partecipare.
“Il nostro Ateneo – ha sottolineato il Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini che ha aperto l’evento con il suo saluto istituzionale – vuole essere promotore di percorsi virtuosi sia scientifici e tecnologici, ma anche di momenti culturali all’insegna del bello, per vivere di ricordi e di passione per la nostra musica, le arti e la letteratura. Il compleanno di un grande maestro musicale e culturale è occasione gradita per ribadire questo concetto. Dal 1984 Bob Dylan ha iniziato il suo primo tour europeo proprio a Verona in Arena. Il legame con la città è rimasto, come ricorda la traduzione della canzone Romance in Durango ad opera dell’amico Massimo Bubola per Fabrizio De André”.
“Bob Dylan – ha aggiunto Olivia Guaraldo, delegata al Public engagement di Ateneo – è una figura centrale per la cultura della seconda metà del Novecento. L’università è dunque il luogo adatto per celebrare questo compleanno”.
“In particolare – aggiunge Noto – Verona si esalta, dimostra le sue infinite possibilità quando si misura con obiettivi esaltanti e difficili, riuscendoci e dimostrando di poter stare al livello delle maggiori città europee, per cultura e potenzialità espressive. Bob Dylan non conta o è solo un pretesto, un mezzo, che forse lui, sempre attento a non essere sfruttato per le celebrazioni altrui, non apprezzerebbe nemmeno. Dylan è una scusa per consentire a Verona di esprimere, nel piccolo come nel grande, tutte le sue possibilità, per vincere i confini di un localismo, innaturale per un Ateneo, inadeguato per le potenzialità della gente che ci abita”.
Tra gli organizzatori dell’evento anche Nicola Pasqualicchio, docente di discipline dello Spettacolo, che ha coinvolto, tra gli altri, il professor Franco Minganti, a testimonianza della centralità della ricerca scientifica in ogni ambito. “Mingenti è uno degli studiosi importanti di Dylan. È stato docente all’università di Bologna di Letteratura americana del Novecento, interessandosi soprattutto di musica jazz, afroamericana, e incrociando nei suoi studi anche Dylan. Il suo saggio è Cool calm collected essays”.
“Tutti amano parlare di globalismo, – ha concluso Noto – di necessità di riferirci all’ambiente-mondo per confrontare la validità delle nostre idee e dei nostri prodotti, ma troppo spesso questa aspirazione nei fatti resta solo un sogno, o peggio una pietosa menzogna. La storia anche recente di Verona dimostra, al contrario, che la grandezza della nostra città dipende dalla sua capacità di misurarsi con le grandi cose, le grandi idee i grandi progetti, con quei modelli economici, culturali, scientifici e politici che sono il pane quotidiano del lavoro universitario.
Proseguire con determinazione solo sulla strada di attività che guardino a prospettive europee e internazionali è il dovere principale anche dell’Università di Verona, per uscire e far uscire tutto il Paese dalle secche attuali. Anche il vantaggio dell’intero territorio passa solo attraverso un rilancio della dimensione internazionale di Verona, dei Veronesi e della loro Università”.