Identificare i meccanismi patogenetici alla base della progressione della Sclerosi Multipla in modo da poter intervenire con terapie personalizzate per bloccare o ritardare l’accumulo della disabilità. È questo l’obiettivo di una ricerca condotta da Massimiliano Calabrese, docente di Neurologia dell’università di Verona, che si è aggiudicato il “Research Challenge Awards” promosso dall’ “International Progressive MS Alliance” di cui AISM con la sua Fondazione Italiana Sclerosi Multipla è tra i fondatori e principali finanziatori.
La notizia, che arriva nella settimana mondiale della Sclerosi Multipla, che ricorre dal 31 maggio al 6 giugno, vede Calabrese tra i quattro italiani premiati su 19 tra scienziate e scienziati al lavoro in tutto il mondo.
“Questo risultato – spiega Calabrese – è frutto di un percorso avviato nel 2014, quando vincemmo il primo bando della Progressive MS Alliance. Grazie al contributo della ricercatrice di ateneo Roberta Magliozzi, identificammo alcune molecole maligne che, se presenti in alte concentrazioni nel liquido cerebrospinale prelevato dai pazienti alla diagnosi, costituiscono un importante fattore di rischio per una prognosi sfavorevole della malattia. Il prossimo passo ci vedrà al lavoro nella comprensione dei meccanismi patogenetici che stanno alla base della progressione della disabilità per poter studiare l’approccio terapeutico migliore per ogni paziente”.
Svelare le cause della progressione della malattia, e quindi identificare i pazienti a rischio di entrarvi precocemente, è cruciale per poter attuare una strategia terapeutica efficace quando è ancora possibile intervenire sull’evoluzione della malattia.
Nel prossimo anno, 175 pazienti con diagnosi di Sclerosi Multipla e 40 pazienti con altre malattie neurologiche, verranno studiati da Calabrese e dal suo team, combinando l’analisi del profilo liquorale con un innovativo protocollo di Risonanza Magnetica, volto ad identificare precocemente i segni radiologici della progressione della malattia. Questa nuova metodica, sviluppata presso le Neuroradiologie dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, è frutto del lavoro del dottor Marco Castellaro e della dottoressa Agnese Tamanti, ingegneri del team di Calabrese, e della collaborazione con la dottoressa Francesca Benedetta Pizzini, il dottor Giuseppe Kenneth Ricciardi, la dottoressa Stefania Montemezzi e Giancarlo Mansueto, docente di Diagnostica per immagini e Radio terapia.
“La strategia vincente – aggiunge Calabrese, – è la personalizzazione delle terapie che ci consentirà di somministrare le cure più leggere ai pazienti meno gravi riservando, invece, quelle più efficaci, ma anche più rischiose e costose, per i pazienti ad alto rischio di entrare precocemente nella fase progressiva della malattia”.