Dario Bellini, artista visivo di arte concettuale, è stato uno dei protagonisti della giornata di lunedì 10 giugno, a Veronetta Contemporanea Festival, evento culturale promosso dall’università di Verona, insieme all’Accademia Filarmonica e al Comune di Verona, con il contributo dell’Esu e in collaborazione con Agsm-Aim.
Bellini ha presentato al pubblico il suo ultimo lavoro intitolato “Mangrovie“. Nicola Pasqualicchio, direttore artistico del festival ha aperto l’evento con i saluti introduttivi.
«Penso che sia un evento molto interessante perché usa lo spazio, non solo orizzontale ma soprattutto verticale, della corte centrale di Santa Marta in un modo molto particolare e specifico. Si tratta di una scultura teatrale, come viene chiamata dal suo curatore Dario Bellini, animata da coppie di attori che di volta in volta si muovono, prendono vita, recitano un dialogo a seconda che passino o meno vicine le persone. Questo spettacolo può essere fruito in maniera attenta fermandosi ad ascoltare ogni coppia oppure anche passando un po’ incuriositi dai dialoghi e dai costumi particolari», ha commentato a fine serata Pasqualicchio aggiungendo che «il rapporto tra l’uomo e la scultura è da sempre molto forte ed è assai presente il topos della scultura che si anima, che diventa persona. Quindi che le sculture si animino è una cosa non così estranea al nostro immaginario, a volte anche ai nostri timori, perché inquieta l’idea che una scultura possa prendere vita, ma anche il contrario, ovvero che l’uomo in qualche modo possa diventare scultura. Quest’idea attraversa molta parte dell’arte del Novecento, a partire dalle Avanguardie, cioè che l’uomo in carne ed ossa diventi un performer come per i futuristi, quasi meccanico, un automa, una macchina in forma umana e in qualche modo una scultura in movimento».
L’artista ha ideato questo spettacolo durante la pandemia, presentandolo quest’anno per la prima volta al Veronetta Contemporanea Festival. Le mangrovie, da cui il nome dello spettacolo, sono piante speciali che radicano nell’acqua salmastra, rappresentando simbolicamente la capacità di prosperare in condizioni difficili.
«È lo spettatore a realizzare dentro sé stesso il montaggio di questo spettacolo muovendosi tra una coppia e l’altra di attori. Abbiamo pensato di utilizzare le scale di Santa Marta come una specie di itinerario a spirale, in cui lo spettatore muovendosi da una coppia all’altra segue il dialogo», ha spiegato Bellini, «il senso della scultura fatta di marmo, di legno e di altri materiali mi sembra al giorno d’oggi troppo ingombrante. Invece le parole riescono a disegnare nel momento in cui vengono pronunciate queste tracce nell’aria che evocano ricordi o sensazioni nello spettatore».
Veronetta contemporanea festival proseguirà fino al 15 giugno, al Polo Santa Marta, con un ricco cartellone di eventi.