Si è conclusa con la consegna dei diplomi la prima edizione del master biennale di secondo livello in Antropologia e Bibbia , avviato grazie alla collaborazione tra le facoltà di Lettere e filosofia e Scienze della formazione dell’Università di Verona e lo Studio Teologico San Zeno affiliato alla Facoltà Teologica del Triveneto.
L'ospite d'onore. All’evento è intervenuto, esprimendo il suo apprezzamento nei confronti dell’offerta formativa proposta , Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze ed esperto di ermeneutica biblica. “Il merito di questo master – ha commentato Betori – consiste nella sua unicità nel panorama italiano dovuta al modo di affrontare con un approccio interdisciplinare le scritture ebraico cristiane, patrimonio fondamentale per una seria preparazione culturale. Condivido pienamente la scelta di leggere il corpus biblico tenendo come punto di riferimento l’essere umano, coprotagonista del testo biblico”.
L'importanza dell'antropologia .A confermare la stretta relazione tra antropologia e sacre scritture è intervenuto Giuseppe Zenti, vescovo di Verona. “L’antropologia – ha sottolineato – è un tema fondamentale che riguarda il mistero dell’essere umano. La Bibbia è in grado di offrirci la chiave d’ingresso per cercare di comprendere tale mistero senza contrastare con il resto delle conoscenze dell’uomo”.
Il master Altro carattere di unicità del master in Antropologia e Bibbia , come è stato sottolineato da Andrea Toniolo, preside della facoltà Teologica del Triveneto, è il fatto di rappresentare un chiaro segnale di incontro tra due mondi accademici, un ateneo statale e una facoltà teologica, spesso rimasti distinti. Nel corso dei due anni gli studenti hanno concentrato i loro studi sull’interpretazione dei testi biblici, con l’apporto di docenti di pertinenza eterogenea, ottenendo un bagaglio culturale utile per interpretare il presente.
Durante la cerimonia si è tenuto lo spettacolo musicale “Mare primo: i racconti delle origini tra musica, parole e sogno” con la voce di Elisabetta Zampini, Luca Donini al sax, clarinetto e flauto traverso, Sbibu alle percussioni; la scenografia è a cura di Marco Campedelli.