Più fondi agli atenei virtuosi, incentivi al merito, maggiore spazio ai giovani ricercatori. Sono alcune delle novità previste dalla riforma del ministro Maria Stella Gelmini, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri. Dopo aver completato l'iter parlamentare, il ddl diventerà legge già a febbraio o marzo del prossimo anno e, entro sei mesi dall'approvazione, gli atenei dovranno approvare statuti che recepiscono le novità.
Coraggio e serietà. "Questa riforma ci permette di rispondere in maniera seria e coraggiosa ai problemi dell'università italiana – ha commentato il ministro Gelmini- Si tratta di una riforma importante che necessita di un'ulteriore fase di approfondimento. Penso che nei primi mesi del prossimo anno, se non sarà febbraio sarà marzo al massimo ,questa riforma sarà legge. Successivamente ci saranno i regolamenti, i decreti legislativi, ma non vedo il pericolo di un allungamento eccessivo dei tempi. Credo ci siano le condizioni per rendere operativa questa riforma nell’arco di qualche mese".
Il commento della Crui. “La proposta di legge, per l'ampiezza del suo impianto e la valenza riformatrice degli interventi previsti, rappresenta un'occasione fondamentale e per molti versi irripetibile per chi ha davvero a cuore il recupero e il rilancio dell'università italiana -ha sottolineato il presidente della Crui Enrico Decleva – Rispetto ad alcune soluzioni potranno essere opportuni ulteriori approfondimenti. Ma è essenziale che, a questo punto, anche nel nostro Paese si siano determinate le condizioni per affrontare in un'ottica coerente e di ampio raggio urgenze e criticità altrove superate da tempo. E' ora necessario che il confronto parlamentare si sviluppi concentrandosi sul merito delle varie questioni. Così come è indispensabile, e per più aspetti pregiudiziale, che all'avvio del processo riformatore, e a garanzia della sua credibilità, corrisponda una disponibilità adeguata di risorse. A partire da quanto sarà garantito al finanziamento degli atenei per il 2010”.
La questione economica. "Dall'attuazione delle disposizione della presente legge non devono arrivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica" si legge all'articolo 15 del disegno di legge che cambia volto all'Università italiana. Ad assicurare i fondi per la riforma è stato lo stesso ministro Tremonti, presente alla conferenza stampa. "I soldi ci sono – ha osservato la Gelmini- . Il Tesoro vigila su questo. Se Tremonti ha partecipato alla conferenza stampa con me e ha detto che va bene vuole dire che i soldi ci sono. Mi sembra abbastanza vigile sul tema delle risorse. Vogliamo recuperare le risorse per l’università dallo scudo fiscale. Tremonti ha ribadito che la priorità sarà l’università, stiamo quantificando la somma e c’è già un minimo di accordo anche con la conferenza dei rettori. Non facciamo – ha ammonito il ministro – lo stesso errore commesso nella scuola pensando che i problemi si risolvano solo aumentando le risorse. L’università ha ben altri problemi legati a una difficoltà di cambio generazionale, a una penalizzazione di chi fa ricerca, a una proliferazione dei corsi di laurea, a un’assenza di meritocrazia e di valutazione. Concentrare l’attenzione esclusivamente solo sull’aumento delle risorse sarebbe un grave errore".
Avanti con i concorsi e nessun aumento delle tasse. Nessun blocco nei concorsi; il governo era già intervenuto con il decreto 180 sbloccandoli e, allo stesso tempo, prevedendo per le commissioni di selezione non più la nomina, ma il sorteggio. Nessun aumento delle tasse pagate dagli studenti."Ci può essere una maggiore equità – ha spiegato il ministro – grazie a una vera politica di diritto allo studio: non buttare via i soldi in corsi di laurea, in insegnamenti, in facoltà, in sedi distaccate totalmente inutili, a risparmiare risorse per borse di studio, prestiti d’onore, fondi per i ragazzi più meritevoli e, coinvolgendo anche gli enti locali, nella costruzione delle residenze universitarie. Agire insomma in modo che – ha concluso il ministro – le risorse vadano direttamente agli studenti, alle famiglie, ma nessun aumento delle tasse".