Lunedì 3 maggio centinaia di studenti hanno riempito l’aula magna Tessari della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali per un seminario che ha indagato la situazione attuale della ricerca in Italia, sia in campo privato che in quello pubblico. Presenti alcuni ricercatori della multinazionale GlaxoSmithKline, azienda ultimamente sotto i riflettori per l'aver da poco annunciato la chiusura del Centro di Ricerche di Verona. Una lezione amara quella che i ricercatori Glaxo hanno offerto agli studenti della facoltà di Scienze.
Il punto di vista degli accademici. Un incontro voluto dal preside Roberto Giacobazzi che sottolinea comunque come "la nostra facoltà richiama ogni anno 400 matricole che hanno grandi aspettative in questo settore e soprattutto in questa azienda che da quasi un secolo ha sede qui a Verona e che ora passa un momento difficile. Come a dire che dovrebbero essere loro la Glaxo del futuro, ma devono sapere bene cosa hanno davanti". I ricercatori hanno però dipinto agli universitari un quadro a tinte fosche. Secondo i ricercatori numeri e motivazioni addotte dall’azienda per la chiusura non convincono. I ricercatori riportano infatti che il fatturato Glaxo è cresciuto del 66 per cento, con un utile del centro ricerche maggiore dell’11 per cento. Non abbastanza però, perché l’obiettivo promesso agli azionisti era del 14 per cento e "non potendo aumentare le vendite, hanno deciso di tagliare il personale", hanno ammesso i ricercatori. Qualcosa, però, sia sta muovendo. Lo afferma il rettore Alessandro Mazzucco. L’Università di Verona infatti si è attivata da subito per affrontare il possibile futuro del Centro Ricerche Glaxo considerandolo un’opportunità da salvare, quale patrimonio di competenze che può costituire un volano per l’integrazione tra l’Università e il territorio. "Facciamo parte – informa Mazzucco – della task force Glaxo che il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo ha convocato a Roma assieme a Veneto Nanotech lo scorso 31 marzo per avviare l’iter per una possibile soluzione del problema. Ne ho parlato personalmente anche con il presidente Napolitano in occasione della sua visita a Verona. Il delegato alla ricerca dell’ateneo, il professor Guido Fumagalli, sta elaborando un’ipotesi per la creazione di un grande polo per le nano biotecnologie che potrebbe coinvolgere non solo le Università del Veneto, ma anche del Triveneto, assieme ovviamente a Veneto Nanotech, istituzioni e fondazioni bancarie e mondo dell’imprenditoria. L’obiettivo è lo sviluppo della ricerca e il trasferimento tecnologico d’avanguardia. Dopo una fase di start up i finanziamenti potrebbero provenire dagli spin off industriali avviati grazie alla ricerca. Entro maggio è prevista una nuova convocazione del tavolo ministeriale. Il grande interesse e la passione per la ricerca che i giovani hanno dimostrato in occasione dell’incontro con la facoltà di Scienze meritano ogni sforzo affinchè un grave momento di crisi possa tramutarsi in un’opportunità anche per il loro futuro".