Si è da poco concluso il festival di Cannes e la giuria, presieduta dall’eccentrico Tim Burton, ha consegnato la Palma d’oro al thailandese 'Uncle Boonme' di Apichatpong Weerasethakul.In cartellone un solo film italiano, ‘La nostra vita’ di Daniele Luchetti. Grande invece la presenza del cinema orientale. Ne abbiamo parlato con Alberto Scandola, docente di Storia del cinema dell’università di Verona.
A rappresentare la squadra italiana a Cannes un solo film: "La nostra vita" di Daniele Luchetti. Perchè soltanto una candidatura? Che cosa manca al cinema italiano?
Del nostro cinema la Francia ama la capacità di indagare il presente e guardare in faccia il reale. La tradizione del neorealismo è forte e Luchetti rientra in questo tipo di cinema, autoriale ma allo stesso tempo attento ai contenuti. Purtroppo il film di Saverio Costanzo, La solitudine dei numeri primi, non era pronto. Altrimenti credo che sarebbe stato selezionato. Lo vedremo a Venezia.
In questo festival è molto forte la presenza del cinema orientale – in cartellone vari i film coreani – in costante ascesa. Perchè secondo lei? Qual è il valore aggiunto di questo tipo di cinema?
Personalmente non seguo da vicino il cinema orientale. La forte ascesa di questo tipo di cinema è in realtà cominciata da tempo e si è rafforzata a Venezia sotto la direzione di Marco Muller. Cannes ha il merito di aver aiutato a lanciare talenti come Kim Ki-duk o Wong Kar-Wai. Non credo che il cinema asiatico abbia nulla di "più" rispetto ad altre cinematografie: aldilà delle mode del momento, gode di agevolazioni produttive che lo avvantaggiano rispetto a realtà più fragili come quella africana, ad esempio.
Giovanna Mezzogiorno è l'unica giurata italiana. Perchè è stata scelta proprio lei? Che cosa rappresenta per il cinema italiano e internazionale?
Giovanna Mezzogiorno è indubbiamente l'attrice italiana più "preparata" tecnicamente, vanta una filmografia di tutto rispetto – quasi tutti film d'autore. Il pubblico francese la stima anche per i suoi trascorsi teatrali con Peter Brook. La sua presenza in giuria, assieme a Marco Bellocchio, è forse anche un omaggio a Vincere!, il film di Bellocchio non premiato nell'edizione dello scorso anno.
Cosa può dire del film vincitore, il thailandese 'Uncle Boonme' di Apichatpong Weerasethakul?
Non ho visto il film, ma probabilmente i contenuti "fiabeschi" della trama hanno attirato le simpatie del presidente della giuria Tim Burton.