L’Università degli Studi di Verona conferisce la laurea honoris causa in Giurisprudenza a Valerio Onida, giudice della Corte Costituzionale dal 1996 al 2005, presidente dal 2004 al 2005 e attuale presidente emerito. La cerimonia si terrà giovedì 21 ottobre alle 15 nell’aula magna del Polo Zanotto.
Il protagonista. Onida, milanese, docente di Giustizia Costituzionale all’Università di Milano, tra il 1966 ed il 1970 ha insegnato a Verona nell’ambito delle istituzioni di diritto pubblico nella facoltà di Economia e commercio e con il mondo accademico scaligero, nel corso di questi anni, ha intrattenuto numerosi collaborazioni, in particolare con la facoltà di Giurisprudenza, in iniziative culturali e di ricerca.
La motivazione. L’ateneo veronese premia Onida, come riporta la delibera di facoltà, per “l’offerta fornita al progresso del sapere giuridico e alla difesa dei comuni valori che, per il tramite della carta costituzionale, fondano e rinsaldano la convivenza civile… per la sua assoluta dedizione all’insegnamento e alla ricerca in tutti i campi del diritto costituzionale e pubblico, ove sempre si è distinto per il rigore e l’originalità dell’analisi, l’incondizionata libertà di giudizio, la sensibilità ai temi istituzionali e al dialogo con le istituzioni civili e l’attenzione alle prospettive di riforma dell’ordinamento costituzionale”. Per suggellare una giornata di forte significato culturale, la laudatio è stata affidata a Gustavo Zagrebelsky, predecessore di Onida alla guida della Corte Costituzionale, docente di Diritto pubblico all’Università di Torino e socio dell’Accademia nazionale dei Lincei. Prima di ritirare il riconoscimento, Onida terrà una lectio magistralis dal titolo “La Costituzione nell’Italia del 2010”. Successivamente il coro di voci bianche dell’Accademia lirica Alive, composto da circa 80 ragazzi, diretto dal maestro Paolo Facincani, eseguirà “Costi quel che costi” e “Per la libertà”, brani tratti da L’Alba delle Libertà, progetto dell’Università di Verona, con testi e musiche di Marco Ongaro.