“Università, ricerca e neuroscienze come ponte fra la cultura scientifica e quella umanistica”. E’ questo il titolo della lectio magistralis che Giovanni Berlucchi, già ordinario della facoltà di Medicina e chirurgia dell’università, ha sostenuto nell’aula magna del Polo Zanotto in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico.
Le scienze umane. Giovanni Berlucchi, docente e scienziato di fama internazionale nell’ambito delle neuroscienze, ha delineato quanto, nell’ambito delle scienze umane, ogni singolo individuo, è unico e mantiene il suo essere nello spazio e nel tempo. Le scienze umane, che da sempre cercano di dare risposte ai grandi problemi universali, mettono in risalto l’uomo e il mondo che lo circonda.
Neuroscienze. Da sempre impegnato nella ricerca scientifica, Berlucchi si è soffermato sull’importanza delle neuroscienze basandosi sulle differenze funzionali fra gli emisferi celebrali. “Legato alla cultura umana che da sempre ci ha differenziato dal mondo animale, il cervello rappresenta l’unicità e l’universalità dell’uomo” ha spiegato Berlucchi nel suo intervento. “Siamo umani perché abbiamo una mente umana in grado di comprendere, relazionarsi, pensare, agire. Non esiste pensiero o emozione che non nasca da un’attività cerebrale”. Nelle sue parole, Berlucchi ha messo in risalto le diverse capacità del cervello come la facoltà di produrre linguaggi, la capacità di possedere memoria e di “viaggiare con la mente”, l’intelligenza machiavellica. Facendo riferimento alle scoperte neuro scientifiche più recenti come quella, tra le più importanti, di comunicare tramite l’attività cerebrale con l’esterno delle persone in stato vegetativo non permanente, il professore ha posto l’attenzione sugli studi relativi al Dna che ancora necessitano di numerose ricerche.
L’università. Berlucchi ha portato il pubblico a comprendere quanto, in un sistema universitario all’avanguardia, sia fondamentale mostrare interesse verso la ricerca e destinare a questa importanti contributi. Facendo riferimento alle parole dello storico accademico britannico Tony Judt, ha insistito su quanto il nostro continente abbia bisogno di università in grado di far leva sui propri punti forti e di differenziare le proprie attività sulla base di tali punti di forza. Esponendo l’attuale situazione universitaria, che vede Cambrige e Oxford primeggiare tra tutte, Berlucchi ha incentrato il suo pensiero sul sistema universitario idealein cui l'attività per la ricerca occupa un'alta posizione.
Berlucchi ha concluso la sua lectio magistralis augurando un buono e soprattutto proficuo nuovo anno accademico a tutti in cui l’istruzione deve riguardare in qualche modo tutti i campi del sapere.