Colette, considerata fra i maggiori scrittori del XX secolo, prende vita attraverso le parole di Paola Palma, docente di Cinema e fotogiornalismo dell’università. Insieme a Nicola Pasqualicchio, docente di Storia del teatro e dello spettacolo, Palma ha presentato il libro di cui è stata curatrice “Colette. Una scrittrice al cinema. Recensioni e riflessioni” editore Temi 2010, all'interno del ciclo di incontri “Io scrivo, tu mi leggi”, il libro
Una vita dedicata all’arte. Colette, pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette è stata una scrittrice francese di fama indiscussa. Insignita delle più importanti onorificenze accademiche come il premio Grand’Ufficiale della Legion d'onore, fu la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di stato. Colette è stata una delle grandi protagoniste della sua epoca, un mito nazionale: oltre che scrittrice prolifica fu attrice di music-hall, spesso nuda durante le sue esibizioni, autrice e critico teatrale, giornalista e caporedattore, sceneggiatrice e critico cinematografico, estetista e commerciante di cosmetici.
Il testo. “Un libro molto interessante e bello quello di Paola Palma – ha detto Pasqualicchio – Colette, famosissima per i suoi romanzi, viene di rado associata al cinema. Il lavoro della mia collega celebra il lavoro della romanziera francese come critico cinematografico, un lavoro sconosciuto a molti”. Sono almeno una cinquantina i testi dedicati al cinema che furono pubblicati da Colette nell’arco di venticinque anni, dal 1914 al 1939. La maggior parte di questi articoli, insieme alle sceneggiature e ai dialoghi, venne tralasciata dalla scrittrice al momento della preparazione della prima edizione completa delle sue opere, da lei stessa curata, e uscita tra il 1948 e il 1950. “Tradurre i testi dal francese è stato molto difficile – ha sottolineato Palma – Chi conosce i suoi romanzi in lingua originale comprende subito quanto artificioso e preciso è il suo stile. L’esistenza di questi lavori per il cinema e la loro cronologia ci trasmettono la testimonianza preziosa della fedeltà di Colette verso il mondo dei film, esplicitata attraverso una scrittura che spesso nulla ha da invidiare allo stile smagliante delle opere maggiori”.