Il 5×1000, una scelta per il futuro dell'università. L'ateneo ha utilizzato i proventi del 5×1000, destinati dai cittadini nel 2008, per contribuire al finanziamento di progetti di formazione internazionale per dottorandi. La preferenza di 1600 cittadini veronesi e non, per un contributo totale di 126mila euro, ha permesso all'ateneo di finanziare 31 borse di studio a dottorandi selezionati nell'ambito del programma CooperInt 2011. La cerimonia di consegna degli assegni si è tenuta nell'auditorium della facoltà di Giurisprudenza alla presenza del Rettore Alessandro Mazzucco, di Denis Delfitto, delegato all’Internazionalizzazione, Gian Paolo Romagnani, presidente della Commissione Ricerca, e dei direttori delle Scuole di Dottorato. La cerimonia ha visto inoltre la partecipazione dell’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto e di Alessandro Bianchi, presidente della Camera di commercio di Verona.
Una scelta importante per il futuro. “Destinare parte del flusso della contribuzione fiscale alla ricerca è un sistema che eleva non solo la cultura ma anche la conoscenza di un paese – ha spiegato Il Rettore -. Siamo indietro rispetto agli altri paesi europei per mancanza di dotazioni, non certo per la mancanza di capacità intellettuale. I dottori che in questi giorni stanno partendo per la loro esperienza all’estero nei migliori centri di ricerca internazionali, porteranno, al loro rientro, un background per l’università, per il territorio, per la ricerca e per la produzione. A noi il compito di valorizzarli – ha continuato Mazzucco -. Un sistema blindato, immobilizzato, com’è stata per anni l’università, non permette di valorizzare questi talenti.” Il Rettore ha voluto anche sottolineare che “tutti i 126 mila euro provenienti dal 5×1000 del 2008, che 1600 cittadini hanno deciso di devolvere alla ricerca dell’università, sono stati destinati ai migliori dottorandi di ricerca inseriti nel programma CooperInt.”
Ricerca e internazionalizzazione. Il dottorato è il cuore della ricerca di un’università moderna, che rappresenta la transizione da uno studio passivo alla formazione attraverso la ricerca. “L’internazionalizzazione è la chiave per fare ricerca ai massimi livelli, per evitare di comprare sempre il sapere ma essere coloro che generano sapere – ha spiegato Denis Delfitto -. Non è la fuga di cervelli il problema, il vero problema è l’incapacità di attirare giovani talenti dall’estero. Bisogna essere in grado di stimolare un’immigrazione qualificata, altrimenti saremmo presto ai margini dell’Europa” ha concluso il docente. Per quanto riguarda la ricerca, l’università di Verona ha scelto di affrontare una duplice sfida: investire sui giovani e puntare all’internazionalizzazione. “In una situazione di forti tagli da parte del Governo, l’università di Verona non ha mai tagliato sulla ricerca. Le borse sono rimaste intatte” ha sottolineato Romagnani.
I 31 progetti vincenti sono stati selezionati tra le 60 domande complessivamente presentate. Il duplice meccanismo di selezione prevedeva il superamento di esami “molto selettivi” sostenuti dai giovani ricercatori alle scuole di dottorato di appartenenza, e un’ulteriore scrematura del vertice fatta da una commissione di Ateneo. “Per scegliere i vincitori di queste borse di dottorato sono stati valutati la qualità del progetto, il curriculum vitae, le pubblicazioni scientifiche e anche l’invito formale da parte degli istituti stranieri ospitanti – ha detto Delfitto – . Partono giovani preparati, non raccomandati” ha concluso Delfitto.