Gli ultimi giorni della mostra sono stati inevitabilmente frenetici. Sono arrivati i pezzi mancanti in grandi casse, talvolta scortate, e sono stati sistemati al posto giusto. Sì, ma quale è il posto giusto? Per quanto esista un progetto d’allestimento molto ben definito da parte dell'architetto Lupo, è il primo a suggerirmi di ordinare secondo i miei gusti. Certo, ma deve stare bene, e soprattutto deve avere una ragione logica per stare in questo e non in quel punto. Come quando si scrive, il concetto B deve stare dopo A e prima di C. Si deve tenere sempre presente l'aspetto visivo e – non meno decisivo – il problema dell'effettivo spazio disponibile nell'area selezionata. Insomma, è una fase creativa e delicata, in cui ci si interroga insieme su cosa è meglio oppure no. C'è comunque sempre qualcosa da sistemare e da mettere a punto, non è mai finita. Mi stupisco sempre nell'osservare la bravura di diversi operai che sembrano saper risolvere concretamente ogni problema, sono dei geni della semplificazione. Continua il viavai di grafici, elettricisti, funzionari, curiosi, personaggi vari … Capisco bene come queste righe – scritte soprattutto per gli studenti attratti dall'idea di conoscere come funzionano queste cose vissute dal di dentro – possano suscitare non solo la curiosità, ma anche il desiderio di poter magari un giorno partecipare a simili eventi. Dico loro che si può provare anche nel piccolo, partendo dalle esperienze più semplici. E’ questo l'unico modo per imparare, collaborando ad esempio per una piccola mostrina nel circolo di fotoamatori, in parrocchia, nell'associazione locale, basta avere un'idea e il gusto di fare le cose bene. Faccio però presente che per riprendere il backstage della mostra ho chiamato un giovane fotografo, per me bravissimo – Massimo Boldrin – che, a suo rischio e pericolo, e gratis, ha documentato i retroscena dell'evento con scatti illuminanti. Spero di riuscire a far pubblicare un libretto. Venerdì abito elegante, telefonata alle 9, alle 10 le riprese di Rai3, corsa a prendere il treno, arrivo in extremis, affannato e sudato, presentazione alla stampa alle 12 (la cosiddetta Vernice), pranzo al volo durante il quale mi dicono che devo fare il discorso ufficiale nella presentazione delle 19, nel cortile di Palazzo Ducale, con il sindaco, l'Ambasciatore d'Egitto.
Una curiosità: poco prima delle 19 vedo che hanno bloccato Sgarbi all'ingresso, insolitamente calmo: lo faccio entrare (immagino che molti non lo avrebbero fatto …) ma, come uno strascico, lo segue il corteo variopinto che potete immaginare.
Alle 19.15 si accendono le luci e inizia il mio ultimo compito. Alla fine il pubblico sciama in mostra, che è ormai sua e non più mia.
"Rien ne va plus, les jeux sont faits".