“Morire non è nulla. Non vivere è spaventoso”. Così Massimo Gramellini, citando Victor Hugo, ha concluso il suo intervento alla premiazione del “12 Apostoli – Mont Blanc”, premio assegnato a giornalisti e artisti giunto alla sua trentaquattresima edizione. Con lui un emozionatissimo Ermanno Olmi, “giovane ottantenne” premiato per la sua carriera e per il suo lavoro sempre dalla parte della semplicità, dei valori ormai perduti. La conferenza al Teatro di Giulietta ha permesso ai due di discutere in libertà su grandi temi d'attualità politica e civica e su quei valori quasi dimenticati che andrebbero ritrovati da tutti.
Il nostro presente. Fascino indiscutibile, proprietà linguistica fuori dal comune, profondità di pensiero e pungente ironia: Gramellini ha ammaliato il numerosissimo pubblico del teatro mettendo in gioco tutto se stesso, con quegli elementi che hanno reso celebri i suoi “Buongiorno” quotidiani sulla Stampa e le sue classifiche a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Partendo dalla nostra attualità il giornalista ha voluto guardare al futuro, un domani che deve essere di cambiamento, di crescita: “per 20 anni l'agenda italiana è stata occupata da un solo tema, il berlusconismo, da chi ha imposto l'agenda delle sue preoccupazioni ad un paese intero. Vorrei che l'ignoranza e la volgarità smettano di essere considerati valori, vorrei una nuova “ipocrisia”, un ritorno alle buone maniere, all'educazione civica”. Gli fa eco Ermanno Olmi che ci parla di un Italia dove “sono sempre meno quelli che fanno del bene, ingabbiati da una comunicazione equivoca fatta di ricerca irrefrenabile di primati. Un dramma che è soprattutto nostro. Abbiamo perso di vista l'origine e la soluzione di vita, l'utopia, la speranza verso qualcosa di più”.
Sogni e futuro. Utopia che torna spesso nelle speranze dei due, nei desideri, nella voglia di cambiamento. Di chi da un lato porta con se un bagaglio di esperienza e semplicità con più di 50 anni di carriera e di chi dall'altro da più di 20 anni segue e documenta i nostri cambiamenti. Due conoscitori profondi del nostro tempo e delle nostre vite, due fotografi della quotidianità, due artisti abituati a vedere il bianco e nero della nostra situazione, ma che sperano in un ritorno ai vivi colori della vita. “Gli essere umani – ha detto Gramellini – hanno un'incredibile capacità di adattamento. Purtroppo però non abbiamo più sogni e utopie, non coniughiamo più i verbi al futuro, utopie e traguardi stanno inesorabilmente morendo. Bisogna tornare ad avere rabbia, voglia, grinta, avere obiettivi più grandi. La nostra forza sta in noi, nella nostra comunità. Dobbiamo sognare insieme un obiettivo”. E se, come è stato sottolineato dai due, la vita assomiglia ad un film non montato, con un senso che potremmo capire solo alla fine, è grazie a persone come Olmi e Gramellini che questa vita, questa società potrebbe riprendere ad avere il senso che merita, potrebbe smuovere quelle coscienze oggi sin troppo stanche, farci ritrovare insieme per quello che siamo. E Olmi lo sa benissimo, “ogni giorno incrociamo sguardi che potrebbero essere il nostro futuro. Se tutti i giorni avessimo il motivo per uno sguardo nuovo, sarebbe un Paese più civile. Un paese più bello.”