Il tempo che regola i nostri ritmi biologici e il tempo che viene percepito con consapevolezza. Questi i temi affrontati nei rispettivi interventi di Marina Bentivoglio, direttore della scuola di dottorato Scienze ingegneria e medicina dell'ateneo e Maria Concetta Morrone, neuroscienziata dell'università di Pisa, nell’incontro di Infinitamente “I neuroni orologio e il tempo nel cervello”. Il giornalista Alessandro Azzoni ha coordinato l’evento e Michele Tansella, preside della facoltà di Medicina e chirurgia, ha portato il saluto da parte dell’ateneo.
L’orologio biologico. Marina Bentivoglio ha parlato del funzionamento dei neuroni orologio, un affascinante meccanismo biologico che governa il tempo senza che ne siamo consapevoli. Le attività delle cellule sono scandite dai neuroni del nucleo soprachiasmatico, situato alla base del cranio e a contatto con le fibre che dalla retina portano informazioni sulla luce e sul buio. “Le cellule del nucleo sincronizzano i ritmi dell’organismo alla luce ambientale, accendendosi e spegnendosi in modo ritmico nell’arco delle ventiquattro ore – ha spiegato Bentivoglio – Il nucleo comunica con le zone cerebrali adiacenti, le quali rilasciano ormoni per il sonno e la veglia, per l’attività e il riposo e così via. In questo modo l’orologio principe del cervello governa quelli periferici degli altri organi. Altri fattori sincronizzanti oltre alla luce riguardano l’ambiente sociale e le attività svolte."
Il tempo percettivo. Nel corso dell'incontro è emerso che studiare la percezione della misura del tempo è difficile perché non esiste nessun ricettore biologico legato a questo. Quali sono dunque i meccanismi usati dal cervello? “La metrica comune nel cervello considera la durata di uno stimolo e la sua posizione nello spazio – ha illustrato Morrone – il cervello costruisce mappe diverse legate alle coordinate spaziali del mondo esterno, tali che ognuna dispone di un proprio orologio. La percezione del tempo inoltre si altera in seguito all’adattamento delle cellule; due stimoli visivi alternati di uguale durata che mantengono la stessa posizione nello spazio sono percepiti di durate diverse. Gli errori percettivi sono più frequenti se lo stimolo visivo è breve in quanto il cervello non ha ultimato l’organizzazione delle mappe del mondo esterno. Il solco intraparietale è la zona polisensoriale del cervello che genera il nostro senso di misura in riferimento a spazio e tempo."