In questi giorni ho ricevuto direttamente o attraverso la stampa una quantità di messaggi, prevalentemente critici e simili per contenuti, scopo evidente dei quali è quello di attribuire al sottoscritto ogni responsabilità dei disordini avvenuti in seguito alla decisione di organizzare la manifestazione intitolata “Le foibe: tra mito e realtà”, malgrado ne fosse stata dal rettore ordinata la sospensione per ragioni di sicurezza.
Ho sinora taciuto, dato che avevo già reso nota in tempo reale la dinamica degli eventi che hanno determinato la mia decisione in merito alla sospensione della conferenza. La replica del prof. Gian Paolo Romagnani alla nota del dott. Luigi Fattorini, delegato dell’Associazione Nazionale Congiunti e Deportati italiani uccisi o scomparsi in Jugoslavia mi spinge a chiarire in via definitiva la vera dinamica dei fatti, sistematicamente stravolta.
Va innanzitutto precisato che chiunque avesse organizzato l’evento aveva ritenuto che il rettore non dovesse essere informato. Di conseguenza la notizia è giunta al sottoscritto il giorno prima della conferenza da parte del Presidente del Consiglio degli studenti. Nelle medesime ore mi perveniva la segnalazione di inopportunità della programmazione dell’evento a ridosso della “giornata del ricordo”. Ho subito contattato telefonicamente il Direttore del Dipartimento Tesis professor Romagnani – a torto o a ragione indicatomi come promotore della conferenza – segnalandogli i rischi connessi con questa decisione e, ottenutane solo una risposta di rifiuto di riconsiderare la questione, – tra l’altro ridimensionando la portata dell’evento con l'indicazione che si sarebbe svolto in “un’aula di solo 25 posti” -, gli ho inviato la seguente nota:
Caro Professor Romagnani,
apprendo ora che domani avrà luogo in una aula del Dipartimento Tesis una conferenza-incontro con Alessandra Kersevan sul tema “Le Foibe: mito e realtà”. Non posso esimermi dal dichiarare la mia viva contrarietà e un giudizio di estrema inopportunità ad una simile iniziativa, collocata a ridosso della giornata in cui si è celebrato a livello nazionale un ricordo che, comunque lo si valuti nella sua complessità, è profondamente doloroso per tante persone ancora viventi. Mi giunge tra l’altro, notizia di seri rischi di azioni contrarie da parte di gruppi studenteschi che non condividono.
Qualora fosse possibile non dar luogo all’evento, magari rinviandolo ed articolandolo in un programma a più voci, lo raccomanderei vivamente.
Altrimenti, chiedo che si dia la massima rilevanza alla apertura, a conclusione del seminario, ad un libero dibattito, nella speranza che ciò possa detendere gli animi.
Alessandro Mazzucco.
Nessuna risposta è stata data a questa raccomandazione. Si sono moltiplicate nel corso del pomeriggio non solo le sollecitazioni, anche da parte di personalità istituzionali, ad intervenire nel senso di vietare la manifestazione, ma anche notizie della organizzazione in corso di proteste, sulla natura delle quali i responsabili della forze dell’ordine esprimevano fortissime preoccupazioni, dimostratesi a posteriori molto realistiche. Dopo aver rinnovato per due volte al professor Romagnani l’invito a rivedere la scelta, senza alcun risultato se non una presunta risposta negativa dello stesso riferitami attraverso la stampa, del tenore “se il Rettore ritiene di farlo, può ordinare la sospensione”, che rinviava quindi l’intera responsabilità di una scelta non di merito, ma di opportunità, al rettore. E il rettore, che non solo non aveva mai autorizzato, ma era addirittura all’oscuro della cosa, se la doveva assumere e così ha fatto, fermamente convinto che dovere primario del Rettore sia quello di garantire la sicurezza e che l’unico modo per farlo con efficacia è quello di prevenire le situazioni a rischio.
L’intervento è stato il seguente:
Caro Romagnani, cari studenti,
come avevo anticipato nel pomeriggio, la programmazione dell’evento in oggetto ha suscitato, non solo in Verona, una serie crescente di reazioni e di tensioni che sollevano forti preoccupazioni sulla sicurezza che potrebbe essere garantita.
Pertanto, sono costretto a ordinare la sospensione dell’incontro.
Alessandro Mazzucco
Auspicando che chi ha una genuina volontà di cogliere la verità comprenda con esattezza la mia posizione, ribadisco che non vi è stato da parte mia alcun divieto, ma una sospensione motivata dalla necessità di prevenire incidenti i cui rischi sono stati posti in evidenza da quanto poi comunque avvenuto. Si tratta di un provvedimento da me assunto in piena consapevolezza dei doveri del mio ruolo che non può essere manipolato presentandolo con l’etichetta di un oscurantismo che ritengo di aver dato dimostrazione con i fatti di essermi del tutto estraneo. Come ho chiaramente e ripetutamente detto, nulla osta che nel pieno utilizzo della dichiarata ricerca di obiettività e trasparenza, un convegno su questo – come su qualsiasi altro tema controverso – venga organizzato in tempi e modi compatibili con i necessari requisiti di obiettività, pluralismo di voci scientifiche e garanzia della partecipazione dei docenti all’evento. Cosa che purtroppo non è avvenuta in questo caso.
Infine, dichiarandomi strabiliato dalla constatazione della distorsione dei fatti a tal punto da suggerire l’impressione che le manifestazioni di violenza verificatesi – sulle quali si sta indagando – possano essere state promosse dal mio provvedimento, voglio ribadire che la ragione della mia decisione era esattamente quella di prevenire il rischio di episodi di violenza. Episodi verificatisi proprio a causa della mancata accettazione di quel provvedimento. Il peggio è stato impedito solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine, richiesto ovviamente dal sottoscritto, e grazie alla responsabile azione del nostro Direttore generale e degli unici due docenti che hanno ritenuto di dover intervenire, ai quali va il mio vivo apprezzamento, i professori Guido Avezzù e Mario Allegri, in clamorosa assenza di altri.
Tanto dovevo nel nome della verità.
Alessandro Mazzucco